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Dopo anni di test, 66 scimpanzé vengono abbandonati su un’isola senza acqua

Dopo trent’anni passati ad inoculare i virus del New York Blood Center, gli esemplari vengono “liberati” su isole nelle quali non ci sono sufficienti risorse alimentari. In ogni caso i primati, da sempre dipendenti dall’uomo, non sopravviverebbero alla vita selvaggia.
A cura di Redazione Scienze
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Gli scimpanzé salutano i loro soccorritori: sanno che stanno per mangiare e bere.
Gli scimpanzé salutano i loro soccorritori: sanno che stanno per mangiare e bere.

L'opportunità o meno di usare gli animali come cavie per test clinici è una questione che, nella fattispecie, entra ben poco. Quello che viene contestato al New York Blood Center è la volontà di non tenere fede alla parola data e di aver agito crudelmente. Il centro ha adottato nel 1974 sessantasei cuccioli di scimpanzé, li ha collocati in un laboratorio a 40 km da Monrovia, in Liberia, e ha eseguito in circa trent'anni una serie di test che ad oggi hanno portato quella popolazione di primati a sviluppare più malattie, alcune delle quali – come l'epatite e la cecità fluviale – mortali. Nel 2005 il New York Blood Center ha dichiarato terminati gli esperimenti per assenza di finanziamenti. Contestualmente la dirigenza aveva assicurato che la società si sarebbe comunque presa curca degli scimpanzé, fino alla loro morte naturale. Così non è stato: gli esemplari – cresciuti in cattività e che intanto hanno dato vita anche ad alcuni cuccioli – sono stati "liberati" nelle cosiddette Monkey Islands, ossia sei isolotti della Liberia, nei quali manca acqua dolce e una sufficiente quantità di cibo. In ogni caso, cresciuti in stretta dipendenza con l'essere umano, gli esemplari in questione difficilmente sopravviverebbero a lungo alla vita selvaggia.

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La denuncia è stata formulata e diffusa dalla Humane Society of the United States, che ha anche precisato che in realtà il New York Blood Center fattura centinaia di milioni di dollari all'anno e che pertanto il mantenimento dei 66 primati non dovrebbe rappresentare un problema insormontabile. Al momento gli scimpanzé sopravvivono grazie ai volontari della Humane Society, che portano ai primati cibo, latte ed acqua. Il costo del sostentamento è particolarmente elevato, ammontando a circa 20.000 dollari al mese. Per questo motivo, la società animalista ha deciso di rivolgersi a tutti, chiedendo un contributo economico fino ad un ammontare di 150.000 dollari. La buona notizia è che in poco tempo, i volontari hanno raccolto 130.000 dollari; la cattiva è che, anche raggiungendo l'obiettivo, si coprirebbero le spese alimentari degli animali per sette mesi circa.

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