Donna contagia i suoi familiari con l’Ebola a un anno dalla guarigione: com’è possibile
Una donna liberiana ha contagiato con l'Ebola i suoi familiari, dopo più di un anno dalla sua guarigione. La scoperta getta nuove domande sulle modalità con cui, una delle malattie più letali e contagiose mai apparse sulla Terra, riesca a rimanere nascosta anni, per poi rimanifestarsi in nuovi focolai. Nella sua ultima apparizione, durata dal dicembre del 2014 all'estate del 2016, ha contagiato 28.600 persone uccidendone 11.325, gettando nel panico le agenzie sanitarie di tutto il mondo. La donna e la sua famiglia che in questa tragedia ha perso un figlio, sono stati attentamente studiati dagli esperti, preoccupati che la vicenda aumenti lo stigma (gia fortissimo in Africa) nei confronti dei sopravvissuti al contagio.
La tragica storia cominciò quando la donna si prese cura di suo fratello malato di Ebola. Poco dopo la morte del ragazzo, anche lei presentò gli stessi sintomi, ma nessuno inizialmente se ne accorse. Nonostante le mancanza di cure e la perdita del bambino che portava in grembo, riuscì miracolosamente a sconfiggere la malattia. Dopo più di un anno dal suo contagio, la donna rimase nuovamente incinta, ma i familiari che si occuparono di lei durante la gravidanza, iniziarono ad ammarasi uno dopo l'altro, prima il marito e successivamente 2 dei figli. L'Ebola pretese allora l'ennesimo tributo dalla sua vita, uccidendo uno dei figli. Ma con stupore degli scienziati che oramai seguivano il caso, il nuovo nato presentava già dentro di se gli anticorpi per sconfiggere il virus, probabilmente assorbiti attraverso il latte materno.
Ebola persistente Secondo i ricercatori, il virus è rimasto latente dentro i tessuti della donna per poi riemergere durante la gravidanza. L'enorme stress a cui il sistema immunitario è sottoposto, per la presenza del feto, ha permesso all'Ebola di ricomparire, ma gli anticorpi, precedentemente formati dalla prima infezione, l'hanno salvata. Il Virus sembra capace di nascondersi per anni dentro il nostro corpo, tracce di questo sono state ritrovate nello sperma e nel latte di persone guarite e addirittura, nel sangue di un uomo a 560 giorni dalla fine dell'infezione. Queste nuove scoperte ci dicono che nonostante il peggio sia passato, non dobbiamo abbassare la guardia: l'Ebola è sempre in agguato.