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Doha, è tempo di futuro

Se uno dei Paesi che detiene il record per le emissioni pro-capite di gas serra si sveglia con la prima manifestazione ambientalista della sua storia, è il segnale che qualcosa sta cambiando?
A cura di Nadia Vitali
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doha e tempo di futuro

In una settimana il Qatar ha conosciuto due esperienze che potrebbero segnare la storia non soltanto del piccolo emirato situato nella Penisola Arabica, ma di tutto il Medio Oriente: in primo luogo sta assistendo alla XVIII Conferenza Mondiale delle parti della Convenzione quadro sui Cambiamenti Climatici, apertasi il 26 di novembre a Doha e, attualmente, ancora in corso, in direzione degli ultimi decisivi giorni conclusivi durante i quali giungeranno ministri e Capi di Stato per fare il punto sul lavoro dei 17 000 delegati degli oltre 190 Paesi presenti e delle organizzazioni internazionali. L’altra novità è che a Doha sono scesi in piazza gli ambientalisti, dando vita a quella che di fatto è stata la prima protesta della storia moderna del Qatar.

Un piccolo passo, una grande speranza? – Una protesta, beninteso, dai toni pacati e sereni, preceduta da mesi di trattative tra attivisti e Governo e contornata da limitazioni forse superflue in un Paese islamico retto da una monarchia assoluta, ma pur sempre sottolineate e ricordate: morigeratezza negli abiti e nelle manifestazioni di dissenso, nessun attacco, o accenno, alla Casa Reale e nessuno slogan politico. Anche l’orario su cui ci si è accordati non era propriamente dei più comodi, dal momento che coloro i quali volevano marciare a sostegno di energie alternative e riduzione delle emissioni di CO2 sono stati costretti a radunarsi alle sette del mattino: ma l’obiettivo, alla fine, è stato raggiunto e, così, in Medio Oriente si è svolta due giorni fa la prima pacifica marcia ambientalista. Poche centinaia di giovani a partecipare: ma una grande speranza per chi, in queste ore, guarda con preoccupazione alla volta del Qatar.

arabs time to lead

«Arabs, time to lead» – Slogan in inglese ma anche in arabo, al fine di rendere comprensibili e chiare le ragioni di una manifestazione che vuole unire sotto la bandiera comune dell'amore per la Terra, anziché separare e protestare, puntando a fare pressione su quanti sono riuniti a discutere della cosiddetta "fase due" del protocollo di Kyoto, del fondo verde per il clima, di gas serra e riscaldamento globale. Del resto, la gioventù del Medio Oriente sembra avvicinarsi sempre meno timidamente al problema ambientale con organizzazioni quali l’Arab Youth Climate Movement che riunisce attivisti di diversi Paesi arabi tra cui l’Egitto, l’Oman, l’Iran; o con Doha Oasis e con IndyACT. Come è facile immaginare, per molti dei presenti, si trattava della prima manifestazione in assoluto a cui avevano preso parte e, comprensibilmente, l'atmosfera lungo il tragitto (1.3 chilometri di lungomare) è stata di festa e condivisione con un unico, grande messaggio di sottofondo: «Un solo ambiente, un solo popolo, una sola Terra».

Il nodo di Doha – Il Presidente per il Qatar presso la Conferenza delle Nazioni Unite, Fahad Bin Mohammed Al-Attiya, ci ha tenuto a dire ai manifestanti come si fossero resi protagonisti di «un momento molto importante per la nostra storia». Finita la festa e gli elogi, però, resta il grande nodo di Doha che dovrà essere sciolto entro le prossime ore, cercando di evitare il rischio di giungere alla fase finale della trattativa con un nulla di fatto tra le mani: eppure, anche questa volta, le dichiarazioni che provengono dai palazzi sembrano già scoraggiare e far dimenticare gli entusiasmi del primo Protocollo di Kyoto, con un'Europa troppo sola di fronte a giganti come gli USA, la Cina, la Russia. Christiana Figueres, segretaria esecutiva dell’Unfccc, ha già sottolineato più volte come la volontà di collaborare per il fronte comune del Pianeta sia comunque soltanto secondaria rispetto ai singoli interessi di Stati e comunità locali: purtroppo, ricorda, la velocità a cui procedono le trattative è assai più lenta di quella con cui i cambiamenti climatici stanno stravolgendo il Pianeta e il dato emerge con ancora più forza in occasione dei vertici internazionali. Se qualcosa si muove persino nelle strade del Qatar, pur tra le contraddizioni di una manifestazione rigorosamente tenuta sotto il controllo delle stanze del Potere, al summit continua a sembrare tutto incredibilmente immobile.

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