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Dispositivo rivoluzionario traduce i pensieri in parole: prima volta nella storia

Un team di ricerca americano guidato da scienziati dell’università Columbia ha creato un vocoder che, grazie al supporto dell’intelligenza artificiale, riesce a elaborare i segnali cerebrali e a trasformarli in una voce sintetizzata. Al momento è riuscito a replicare semplici sequenze numeriche, ma in futuro potrebbe trasformare parole e discorsi complessi.
A cura di Andrea Centini
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Creato un rivoluzionario dispositivo in grado di ‘leggere il pensiero' delle persone e tradurlo in parole comprensibili. È la prima volta che viene raggiunto un simile traguardo, benché la ricerca sia ancora allo stato embrionale. La tecnologia, una volta perfezionata, potrebbe cambiare per sempre la vita di tutti quei pazienti che hanno perduto la parola a causa di gravi malattie neurologiche – come ictus e sclerosi laterale amiotrofica – e traumi cerebrali.

Scienza e tecnologia. Il dispositivo è stato messo a punto da un team di ricerca guidato da scienziati del Mind Brain Behaviour Institute presso l'Università Columbia di New York, che hanno collaborato con i colleghi dell'Istituto Feinstein per la ricerca medica e della Scuola di Medicina Hofstra Northwell. I ricercatori, coordinati dal professor Nima Mesgarani, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell'ateneo newyorchese, si sono basati su un cosiddetto “vocoder”, un algoritmo informatico che, grazie all'intelligenza artificiale, impara a sintetizzare il parlato umano ascoltando i discorsi delle persone. È una tecnologia affine a quella che guida Amazon Echo e Apple Siri, ha dichiarato il professor Mesgarani.

Lo studio. Gli autori dello studio non erano interessati a un ‘semplice' vocoder, ma a uno in grado di sfruttare i segnali dell'attività cerebrale per essere "addestrato". Quando parliamo, ascoltiamo o immaginiamo di farlo nel nostro cervello si generano segnali specifici; quelli che Mesgarani e colleghi sono riusciti a raccogliere e trasformare in una voce sintetizzata. Innanzitutto i ricercatori hanno coinvolto pazienti affetti da epilessia, chiedendo loro di ascoltare frasi pronunciate da vari soggetti, mentre al contempo ne registravano l'attività cerebrale. Nella fase successiva dell'esperimento hanno chiesto agli stessi pazienti di ascoltare una voce mentre ripeteva una semplice sequenza di numeri da 0 a 9. I segnali cerebrali indotti dall'ascolto sono stati indirizzati al vocoder, che grazie a una rete neurale (intelligenza artificiale) è stato in grado di emettere una voce robotica che ripeteva la stessa sequenza di numeri. Nel 75 percento dei casi questa sequenza, fatta ascoltare ai pazienti, è stata riconosciuta correttamente.

Sintetizzatori vocali. Al momento il vocoder sviluppato da Mesgarani e colleghi ha riprodotto “soltanto” semplici sequenze di numeri derivate da attività cerebrale di ascolto; l'obiettivo, oltre a quello di poter elaborare parole e frasi complesse, è di addestrare il vocoder a tradurre i segnali cerebrali di una persona che parla o immagina di farlo. Grazie a questa tecnologia evoluta si potrebbero realizzare sintetizzatori vocali in grado di far esprimere tutte le persone che per patologie e traumi hanno perso l'utilizzo della parola. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.

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