video suggerito
video suggerito

Dieci miti da sfatare sugli animali

Ecco una lista delle più comuni e infondate leggende di argomento animale.
A cura di Nadia Vitali
2.317 CONDIVISIONI
Immagine

Quanti tra questi miti vi persuadono ancora? Quali sono quelli a cui non avete mai dato particolare credito e quelli che eravate certi fossero bufale? E quale vi sorprenderà?

1 I pinguini sono monogami

Con quella loro aria tenera e goffa, i pinguini non potevano che essere investiti da tutti i migliori sentimenti che l'uomo cerca costantemente nel mondo animale, talvolta fraintendendo radicalmente comportamenti ed attribuendo ad essi spiegazioni decisamente poco probabili. Complice del grosso equivoco, probabilmente, è stato anche il bel documentario del 2005 La marcia dei Pinguini che ha consolidato la visione del pinguino imperatore come romantico e fedele animale monogamo, fonte di ispirazione per compensare le bassezze del genere umano. C'è un solo piccolo problema e cioè che le cose non stanno esattamente così, in natura. In effetti è vero che, quando questi meravigliosi uccelli si riuniscono in colonie per la riproduzione, si comportano come monogami nel corso del periodo dell'accoppiamento. Ed è altrettanto verificato come la cova dell'unico uovo deposto dalla femmina spetti al maschio, mentre la sua compagna si reca a cercare cibo nelle zone in cui è abituata a pescare, talvolta anche lontane dal sito in cui si trova il suo piccolo in incubazione. Inoltre, quando la madre ritorna e il piccolo ha aperto il suo guscio, sono entrambi i genitori a prendersi cura del pulcino. L'unica cosa che va chiarita è che, finita la stagione della riproduzione, alla successiva i pinguini in questione sceglieranno altri partner per mettere al mondo nuovi piccoli, secondo quella che viene chiamata "monogamia seriale". Certo, pare che esista effettivamente una percentuale di pinguini imperatore che si ritrova anche nell'anno seguente e, addirittura, per tre anni di seguito: ma tale ricorrenza è decisamente differente dall'idea romantica di unione monogama che in molti hanno in mente quando pensano a questi buffi abitanti dell'Antartide. E, in ogni caso, tale abitudine riguarderebbe soltanto i pinguini imperatore: basti pensare alle differenti usanze dei pinguini di Adelia per comprendere che non è il caso di generalizzare!

Il gatto vede in bianco e nero

Siete proprio convinti del fatto che il vostro amato felino vi guardi in bianco e nero, quando vi punta addosso i suoi occhi enigmatici? Ebbene, sappiate che siete in errore. Per lungo tempo, in effetti, si è creduto che la vista del gatto non fosse in grado di distinguere le tinte ma ricerche recenti hanno appurato che nella retina del felino sono presenti i recettori di alcuni colori (blu, verde e giallo), mentre mancano quelli di altri (rosso, marrone e arancione). Insomma, il gatto non ha la capacità di percepire le sfumature e i dettagli degli oggetti paragonabile a quella dell'occhio umano, tuttavia tale caratteristica è decisamente compensata dal suo grande talento nel captare anche i più piccoli movimenti: altrimenti che predatore sarebbe? Del resto, il gatto non vede poi così male: come è noto, grazie al suo tapetum lucidum ha una vista aumentata durante le ore notturne, nonché un campo visivo di 200° contro i 180° umani, anch'esso motivato dall'esigenza del predatore di tenere sotto controllo tutto l'ambiente circostante, grazie ad una differente conformazione facciale.

3 I lemming si suicidano in massa

Il piccolo roditore dell'Artico è protagonista – decisamente inconsapevole – di una leggenda alquanto macabra: si dice infatti che i lemming siano soliti porre in atto dei suicidi di massa durante le loro migrazioni. Una bufala molto diffusa e la cui origine e successiva diffusione sarebbe da attribuire (manco a dirlo!) ad un film-documentario di Walt Disney risalente al 1958, nel quale si vedrebbero dei lemming saltare volontariamente nei fiumi. In realtà, questi animaletti compiono grandi spostamenti in gruppi molto numerosi, fatto che provoca spesso morti accidentali dovute, ad esempio, a fatali cadute in dirupi o nei corsi d'acqua a causa della pressione degli altri esemplari o dello sfinimento per il lungo cammino. Nonostante sia scientificamente noto come la storia del suicidio di massa del lemming sia assolutamente falsa (basta guardare ad una fonte autorevole come Nature che si limita a poche parole per liquidare la "leggenda metropolitana") ancora oggi in molti pensano che questo simpatico roditore sia incline a togliersi deliberatamente la vita, non si sa bene per quale oscura ragione.

Lemming all'attacco (via Wikipedia)
Lemming all'attacco (via Wikipedia)

4 Nelle gobbe del cammello c'è acqua

Del cammello è nota soprattutto la resistenza che lo aiuta a trasportare grossi carichi, compiendo traversate che possono superare anche le due settimane: ma qual è il segreto della nave del deserto? Le gobbe rispondiamo tutti e giustamente: contrariamente a quanto molti credono, tuttavia, queste grosse appendici non funzionano esattamente come una sorta di borraccia ma sono invece dei depositi di grasso. Tale grasso viene attaccato dall'organismo quando la sopportazione alla privazione di cibo ed acqua raggiunge il limite massimo: demolito, diviene infatti fonte di energia, mentre la gobba suole afflosciarsi su un lato. Quando non si trova nelle circostanze per andare "in riserva", comunque, il cammello può arrivare a bere fino a 150 litri d'acqua.

5 Il toro "vede rosso"

Che veda esclusivamente in bianco e nero, o che sia in grado di percepire alcuni colori, la sostanza non cambia: non è, infatti, il rosso a scatenare l'aggressività negli esemplari di toro. La capacità del bovino di distinguere alcuni colori tra cui il rosso è ancora oggetto di dibattito: da una parte si sostiene che il suo occhio sia del tutto privo dei coni della retina, dall'altra studi recenti avrebbero evidenziato che, effettivamente, i colori caldi sarebbero percepiti negativamente dall'animale. Nella fattispecie, le cause delle reazioni del toro nell'ambito della corrida vanno ricercate altrove: in primo luogo nell'ambiente ostile e nelle ferite che vengono inferte ad esso; oltretutto va ricordato che gli esemplari protagonisti di tale sanguinoso spettacolo vengono selezionati da decenni secondo precisi criteri. Ma soprattutto, quello che pare irriti veramente l'animale e lo spinga a puntare i drappi sventolati dal torero sia esclusivamente il movimento di questi e non una particolare preferenza verso un qualsiasi colore. Quindi, se per caso doveste trovarvi in prossimità di un toro e indossaste una maglietta rossa, potete anche stare tranquilli (se ci riuscite).

6 Il pipistrello si attacca ai capelli

Il pipistrello è sempre stato guardato con occhio diffidente dalla cultura popolare, tanto da destare addirittura paura in molti, al pari di serpenti, ragni o ratti: un fatto curioso, se si pensa a quanto siano simpatici questi animaletti (e a quanto siano utili, se non altro per l'abitudine di nutrirsi di zanzare). Fatto sta che il pipistrello è diventata per l'immaginario collettivo, fin dal medioevo, una delle creature preferite da demoni e simili. Mutate le circostanze e le credenze, al giorno d'oggi temiamo esclusivamente la possibilità che questo volatile si attacchi ai nostri capelli, soprattutto quando al crepuscolo lo vediamo aggirarsi (sembra) senza meta: un'eventualità che, in realtà, è rarissima e che può verificarsi soltanto qualora un'intera colonia si ritrovi disorientata, abbagliata dalla luce e atterrita dalla presenza di un essere umano. Insomma, come spesso accade, questi innocui animali sono molto più spaventati da noi di quanto noi da loro (e anche a buon diritto, considerando che l'uomo li ha sempre perseguitati): del resto, benché ciechi, sono perfettamente capaci di orientarsi grazie all'ecolocazione, sofisticata tecnica che si basa sull'invio di ultrasuoni e sulla loro ricezione per individuare gli ostacoli. Ricordatevelo, quando penserete che un pipistrello si sta aggirando sinistramente in prossimità della vostra testa, pronto ad attaccarsi ai capelli.

La volpe volante dalla testa grigia, pipistrello australiano (via Wikipedia)
La volpe volante dalla testa grigia, pipistrello australiano (via Wikipedia)

7 Il pesce rosso ha una memoria di tre secondi

Mito da sfatare molto noto e diffuso: se il pesce rosso avesse una memoria di pochi secondi verosimilmente tale caratteristica andrebbe estesa, se non a tutte, quanto meno a molte altre specie di pesci, in ragione delle notevoli somiglianze anatomiche tra esse. Nei fatti, alcuni esperimenti avrebbero provato come, senza ombra di dubbio, il pesce rosso sia in grado di associare stimoli indotti dai ricercatori (ad esempio, ricevere cibo esclusivamente in un preciso punto dell'acquario in cui nuotano), dimostrando una memoria per le risposte apprese che può durare almeno qualche giorno.

8 Il camaleonte cambia colore in base all'ambiente circostante

Il camaleonte ce lo immaginiamo spesso così: verde su un ramo verde, marrone con uno sfondo marrone, rosso se in prossimità di qualche vegetale dai colori caldi sgargianti. D'altronde, chi più "camaleontico" di lui? In realtà, non tutte le specie appartenenti a questa famiglia di rettili sono in grado di mutare il colore della pelle: e quelle possono vantare tale caratteristica non la sfruttano per mimetizzarsi con l'ambiente circostante. Molteplici sono le ragioni per le quali un camaleonte può cambiare il proprio colore e, certamente, in questo affascinante fenomeno gioca un ruolo fondamentale la comunicazione di sensazioni o condizioni fisiologiche: la paura, ad esempio, porta la pelle di molti a virare verso tinte vivaci per minacciare un eventuale avversario. Ma se il camaleonte ha una femmina nei paraggi da corteggiare, c'è da star certi che adatterà il proprio colore alle circostanze, pur restando in parte influenzato anche da fattori esterni quali il clima o la temperatura.

Decisamente, il camaleonte in questione non ha assunto le tonalità del dito su cui era appoggiato (via Wikipedia)
Decisamente, il camaleonte in questione non ha assunto le tonalità del dito su cui era appoggiato (via Wikipedia)

9 Un anno umano corrisponde a sette anni del cane

Pur essendo una convenzione, anche la teoria che vuole che gli anni del cane abbiano un preciso rapporto con quelli umani non è del tutto fondata. O meglio, va considerata in base a precisi parametri, il più importante dei quali è certamente la taglia: basta a provarlo il fatto che i cani di taglia piccola sono mediamente più longevi anche di molti anni rispetto a quelli grandi. Oltretutto, tra le varie razze, è possibile riscontrare una notevole differenza nel grado di maturità raggiunto da un esemplare, ad esempio, quando compie il proprio primo anno di vita (umano). Inoltre non tutti gli anni hanno lo stesso valore per ciascun cane: il primo anno, ad esempio, sembra corrispondere a molto più di 7 (addirittura tra i 12 e i 15) per i membri di qualunque razza. Insomma, calcolare l'età dei nostri amati animali, evidentemente, non è semplice come ripetere la tabellina del sette!

10 Una balena mangiò Pinocchio

Leggenda – anche questa – ampiamente fondata sulla trasposizione cinematografica di Walt Disney del romanzo di Carlo Collodi: il Monstro del celebre lungometraggio, infatti, ha aspetti che ricordano in qualche modo un capodoglio ma che, per la maggior parte, rimandano alla balenottera azzurra. In origine, il burattino e il suo papà Geppetto finivano invece tra le fauci di un «Terribile Pesce-cane», evidentemente uno spaventoso squalo, benché dai tratti decisamente fantasiosi, e non una placida balena.

Il Terribile Pesce-cane che inghiotte Pinocchio in un'illustrazione del libro (via Wikipedia)
Il Terribile Pesce-cane che inghiotte Pinocchio in un'illustrazione del libro (via Wikipedia)

[Foto di apertura via Wikipedia]

2.317 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views