Dieci falsi miti sulla Rivoluzione francese
Sono tanti i miti e le tesi controverse sulla Rivoluzione francese. A cominciare dalla data, il 14 luglio 1789. Si tratta di un evento storico tra i più decisivi della Storia, all'origine di quel che tutti noi siamo adesso. Tante cose sono partite dalla Rivoluzione, comprese le bufale e le tesi di complotto.
1. La vera data di inizio
Il 14 luglio, festa nazionale in Francia, ricorda certamente la presa della Bastiglia ma non l'inizio della Rivoluzione. Quando l'odiata fortezza venne conquistata dal popolo parigino esisteva già l'Assemblea nazionale costituente. La Bastiglia venne conquistata proprio per prevenire un atto controrivoluzionario da parte del re Luigi XVI, mediante le truppe mercenarie che stava ammassando a Parigi. La fortezza infine non era una prigione vera e propria, ospitava occasionalmente dei "prigionieri di lusso", in precedenza di fu rinchiuso anche Voltaire. Il giorno della conquista erano presenti solo sette prigionieri, tra questi uno era convinto di essere Giulio Cesare. Oggi gran parte degli storici concordano nel fissare la data di inizio della Rivoluzione il 5 maggio 1789, data di inizio dei lavori degli Stati generali.
2. Maria Antonietta e le brioche
La Regina non disse mai riferendosi al popolo "se non hanno più pane, che mangino brioche". La frase è tratta dal sesto libro de Le confessioni, di Rousseau, pubblicato nel 1741. E' un esempio storico di come le bufale non avessero bisogno di Internet o dei moderni media per nascere e diffondersi. La regina di Francia era stata anche oggetto di infamanti vignette pornografiche prima ancora dello scoppio della Rivoluzione.
3. Luigi Capeto
La dinastia dei Capetingi era un casato franco estintosi nel 1328. I Borbone ne erano un ramo collaterale. Luigi VI veniva chiamato "Capeto" – oltre che "l'ultimo" – a scopo puramente denigratorio.
4. Luigi XVII
Dopo la decapitazione di Luigi XVI il suo legittimo erede, Luigi XVII, fu tenuto prigioniero nella prigione del Tempio assieme alla madre, che venne anch'essa decapitata. Come per il caso di Anastasia Romanov qualcuno ha preteso di essere il Delfino di Francia, ovvero il legittimo erede al trono, che il fratello di quello decapitato, Luigi XVIII (succedutogli durante la Restaurazione) avrebbe quindi usurpato. Nel dicembre 1999 il cuore del piccolo Luigi venne sottoposto ad analisi presso i laboratori di biologia molecolare di Belgio e Germania. Dichiarato ufficialmente morto l’ 8 giugno 1795 nella prigione del Tempio e conservato nella basilica Saint-Denis, da allora il sospetto che si trattasse di un falso storico era molto diffuso. Tuttavia il confronto della sua sequenza genetica con quella di Maria Antonietta (ottenuta mediante il ciuffo di capelli che si fece tagliare al momento della morte) ne hanno confermato l'autenticità.
5. Robesprierre primo dittatore moderno?
Esiste una organizzazione che si batte per riabilitare la figura storica di Robespierre, si fanno chiamare Les amis de Robespierre. Non si tratta di un club complottista volto a dimostrare che gli storici non ci dicono tutto. Sono proprio i dati storici a ridimensionare – almeno parzialmente – i lineamenti dittatoriali di questa figura storica. Tanto per cominciare Robespierre non era certo l'unico membro del famigerato Comitato di salute pubblica (Csp), organo rivoluzionario tra i più temuti dell'epoca del Terrore. Tra loro uno dei più attivi era Sant Just. La figura del dittatore, come intesa ai giorni nostri, si afferma con l'avvento dei regimi totalitari del XX Secolo. Robespierre era certamente uno dei membri più carismatici del Csp, ma non era il solo e dovette assentarsi dall'attività politica numerose volte, a causa di frequenti esaurimenti nervosi. Fu inoltre il fautore del Suffragio universale, rimanendone deluso in quanto ne ebbero vantaggio i suoi nemici politici, i Girondini.
6. La ghigliottina
Questo strumento di morte pensato per alleviare le sofferenze del condannato – in un'epoca in cui i supplizi in pubblico non erano più ritenuti convenienti per il mantenimento dell'ordine – non fu affatto inventata da Joseph-Ignace Guillotin. Il medico si limitò a proporne l'uso all'Assemblea nazionale il 9 ottobre 1789. Furono utilizzati strumenti molto simili anche nel Medioevo, pensiamo al patibolo di Halifax. Esiste anche la leggenda in base alla quale Guillotin sarebbe morto – per ironia della sorte – ghigliottinato. In realtà ebbe tempo di vedere la fine della Rivoluzione e dell'epopea napoleonica, morì su un banalissimo letto a 76 anni, il 26 marzo 1814.
7. Le vittime della Rivoluzione
Si ritiene che vennero ghigliottinate durante la Rivoluzione soprattutto persone appartenenti alla nobiltà e al clero. Sono state circa duecentomila le vittime, ma secondo alcune stime il conteggio potrebbe arrivare anche a trecentomila. Impensabile fossero tutte appartenenti ad alti ceti sociali. Gran parte per la verità furono borghesi e popolani. Specialmente durante il periodo del Terrore, quando la ghigliottina lavorò con maggiore frequenza, in molti morirono semplicemente perché sospetti di essere dei monarchici. Con l'Europa coalizzata militarmente contro la Francia e le prime sconfitte della giovane repubblica, la caccia alle spie del nemico era all'ordine del giorno. Anche essere ritenuti legati al Papa poteva costare caro. Durante l'insurrezione antirivoluzionaria in Vandea le uccisioni di donne e bambini furono molto frequenti.
8. Il Mesmerismo
Meglio noto come "magnetismo animale" il Mesmerismo, che prende nome dalle teorie di Franz Anton Mesmer, fu una pseudoscienza basata sulle prime forme di ipnotismo. Si riteneva che esistesse una forza magnetica, manipolabile attraverso l'ipnosi, in grado di guarire diversi disturbi. Questa pratica si diffuse in tutto il XVIII Secolo ed è parte fondamentale della trama de L'armata dei sonnambuli, il romanzo del collettivo Wu Ming ambientato durante la Rivoluzione francese. Tra le critiche mosse già all'epoca, quella di confondere l'attrazione sessuale col senso di benessere che questa pratica infondeva, tanto ai medici quanto ai pazienti, spesso donne. Nel 1784 una commissione regia composta anche da Benjamin Franklin e Antoine Lavoisier, verificò la totale inconsistenza scientifica del Mesmerismo, constatando quello che in seguito verrà conosciuto come effetto placebo.
9. La Marsigliese
L'inno nazionale francese non fu pensato per essere tale. Si basa su "L'inno di guerra dedicato al maresciallo Luckner", su cui poi il poeta Claude Joseph Rouget de Lisle adatterà il testo. Gli venne commissionato nel 1792 dal sindaco di Strasburgo. Si intitolava "Chante de guerre pour l'Armée du Rhin". Il maresciallo Luckner venne ghigliottinato due anni dopo. Bisognerà aspettare il 14 luglio 1795 perché questa canzone – nel mentre adottata come inno di battaglia dai militari marsigliesi – venisse dichiarata inno nazionale dalla Convenzione nazionale. Soppressa a più riprese da Napoleone, durante la Restaurazione e persino da Napoleone III, la Marsigliese tornerà ad essere l'inno ufficiale nel 1876.
10. Il quadro della Rivoluzione
Se proviamo a cercare con Google immagini una foto che possa rappresentare la Rivoluzione francese, compare sempre quella che abbiamo inserito anche noi in primo piano. Il risultato della ricerca non è del tutto errato. Si tratta de "La libertà che guida il popolo" di Eugène Delacroix. Dipinto nel 1830 si ispira ai moti insurrezionali che lo stesso anno scoppiarono contro l'allora re Carlo X. Non ha alcun nesso con la Rivoluzione del 1789. Per quanto sicuramente lo spirito sia il medesimo.