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Diagnosi di autismo ridotte di due terzi grazie a un’innovativa terapia precoce: cos’è l’iBASIS-VIPP

Grazie a un’innovativa terapia precoce chiamata iBASIS-VIPP, un team di ricerca internazionale è stato in grado di abbattere il numero di diagnosi di autismo clinico in un gruppo di bambini australiani, tutti con sintomi del disturbo dello spettro autistico. Sono stati sottoposti al trattamento a partire dai 9-14 mesi di età. Ecco come funziona la terapia.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta è stato dimostrato che con una terapia precoce, effettuata ai primi sintomi e in tenerissima età, è possibile ridurre di due terzi i casi di autismo nei bambini di 3 anni. È infatti a questa età che normalmente si effettua la diagnosi e si interviene con le terapie standard, per contrastare l'evoluzione dei disturbi dello spettro autistico. Tuttavia, sulla base di nuovi studi condotti sullo sviluppo neurocognitivo dei piccoli, è stato ipotizzato che un approccio tempestivo atto a intercettare e correggere i segnali premonitori della condizione potrebbe offrire benefici significativi. È ciò che è emerso dai risultati della (piccola) ricerca appena pubblicata, che andranno comunque confermati attraverso indagini più ampie e approfondite.

A determinare che la nuova terapia precoce può abbattere le diagnosi di disturbi dello spettro autistico nei bimbi di 3 anni è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati australiani del Telethon Kids Institute di Nedlands, dell'Università dell'Australia Occidentale e del Cooperative Research Centre for Living with Autism, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della School of Allied Health Sciences dell'Università Griffith, della Divisione di Psicologia e Salute Mentale dell'Università di Manchester (Regno Unito), dell'Evelina London Children's Hospital/Institute of Psychiatry, Psychology and Neuroscience del Kings College di Londra e di numerosi altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Andrew Whitehouse, ricercatore della “CliniKids” del Telethon Kids Institute e docente presso l'ateneo australiano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto nello studio (randomizzato) 103 bambini di età compresa tra i 9 e i 14 mesi, tutti con segni precoci di disturbi dello spettro autistico. I piccoli sono stati seguiti presso due centri di Perth e Melbourne.

I bambini sono stati divisi in due gruppi: il primo è stato sottoposto all'innovativa terapia preventiva, messa a punto dal professor Jonathan Green dell'Università di Manchester, il secondo agli approcci standardizzati. Al terzo anno di età dei piccoli sono state messe a confronto le diagnosi di autismo clinico tra i due gruppi, determinando che nel primo (quello sottoposto a trattamento preventivo) sono state il 7 percento, mentre nel secondo il 21 percento. Ciò significa che la terapia precoce ha abbattuto di due terzi le probabilità di sviluppo di autismo. Ma come funziona esattamente questa terapia precoce? Chiamata iBASIS-Video Interaction to Promote Positive Parenting (iBASIS-VIPP), in parole semplici è una video-terapia in cui vengono dati suggerimenti ai genitori sulla gestione dei propri bambini; gli scienziati, infatti, analizzano i comportamenti e le interazioni tra genitori e bambini e raccomandano alcune correzioni.

“Molte terapie per l'autismo hanno cercato in precedenza di sostituire le differenze di sviluppo con comportamenti più ‘tipici'. Al contrario, iBASIS-VIPP lavora con le differenze uniche di ogni bambino e crea un ambiente sociale intorno al piccolo che lo aiuta ad apprendere nel modo migliore per lui”, ha dichiarato il professor Green in un comunicato stampa. “La terapia utilizza il video-feedback per aiutare i genitori a comprendere e apprezzare le capacità uniche del proprio bambino e per utilizzare questi punti di forza come base per lo sviluppo futuro. In tal modo, questa terapia è stata in grado di supportare la loro socialità e altri comportamenti correlati all'autismo come i comportamenti sensoriali e la ripetitività, al punto che era meno probabile che soddisfacessero i criteri diagnostici ‘centrati sul deficit' per l'autismo. Questa è la prima prova che un intervento preventivo durante l'infanzia potrebbe portare a un miglioramento così significativo”, ha aggiunto lo scienziato britannico. In pratica, la terapia agisce precocemente sui disturbi relazionali, sui comportamenti ripetitivi e su altri elementi tipici dello spettro autistico, correggendoli e prevenendo così la diagnosi in numero significativo di casi.

Tutti i bambini coinvolti nello studio saranno seguiti nei prossimi anni per capire quanto effettivo è stato l'impatto della terapia preventiva, inoltre sarà necessario condurre studi molto più ampi e approfonditi per confermare l'efficacia della iBASIS-VIPP, già testata in precedenza ma con un numero di partecipanti ancora inferiore. Gli autori dello studio sono comunque molto ottimisti e soddisfatti dei risultati. “Con questa terapia stiamo fornendo supporto prima che venga data la diagnosi e i genitori lo desiderano fortemente. Il risultato è coerente con i risultati precedenti, il che aumenta la nostra fiducia sulla validità dei risultati. Queste prove potrebbero avere un impatto enorme sulla pratica clinica e sulla salute pubblica – non molti studi clinici hanno un tale potenziale”, ha chiosato il professor Green. I dettagli della ricerca "Effect of Preemptive Intervention on Developmental Outcomes Among Infants Showing Early Signs of Autism – A Randomized Clinical Trial of Outcomes to Diagnosis" sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica specializzata JAMA Pediatrics.

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