Delfini come umani: il dolore di una madre che non si arrende alla morte del figlio. Il video
Ricercatori dell'autorevole Istituto Tethys, un'organizzazione italiana dedita alla protezione e alla conservazione dell'ambiente marino, hanno filmato in Grecia una madre di delfino tursiope (Tursiops truncatus) mentre tentava disperatamente di far respirare il proprio piccolo morto, una sequenza nella quale viene messa a nudo la sofferenza di questi animali innanzi alla morte.
Spesso si commette l'errore di associare all'istinto animale dei tratti di umanità che non gli appartengono, ciò nonostante esistono alcune specie sociali, evolute ed intelligenti in grado di sperimentare empatia e comportamenti emotivi del tutto assimilabili a quelli della nostra specie. Tra esse vi sono primati non umani come gorilla e scimpanzé, ma anche elefanti e soprattutto cetacei, mammiferi marini (come le balene e i delfini) dei quali è stato ampiamente dimostrato l'eccezionale sviluppo cognitivo. Non a caso sono tra i pochi ad avere coscienza di sé.
Il filmato è stato acquisito lo scorso 28 giugno nelle acque del Golfo di Arta (o Ambracia), sito nel mar Ionio nordoccidentale della Grecia, dove da anni l'ONLUS italiana organizza spedizioni di ricerca in seno allo Ionian Dolphin Project. La mamma col piccolo sono stati avvistati nella tarda mattinata da un'imbarcazione impegnata in un'escursione di whale watching, e i ricercatori dell'Istituto Tethys sono stati immediatamente contattati per poter studiare e documentare direttamente la struggente sequenza. Partiti dalla base operativa di Vonitsa, gli studiosi hanno raggiunto i cetacei poco dopo le 14, e qui hanno seguito la scena da una distanza di sicurezza, raccogliendo centinaia di foto e oltre 20 minuti di riprese, delle quali è possibile osservarne un estratto.
Il primo dettaglio notato dagli studiosi è che la madre non fosse una nuova conoscenza; essa era stata infatti già registrata nel database dell'istituto nel 2003, con codice 03036. Nelle immagini si vede chiaramente come tenti in ogni modo di portare in superficie il piccolo per farlo respirare, un atto che in questi animali è del tutto volontario. Un comportamento analogo è possibile osservarlo quando i piccoli appena nati vengono sospinti da mamma balena o delfino verso la superficie per prendere le prime “boccate d'aria”, ma in questo caso si tratta chiaramente di una non accettazione della morte.
Il piccolo sembrava morto da diverse ore, dato che appariva generalmente integro pur con alcuni segni di decadimento, ad esempio attorno ad un occhio, e gli scienziati hanno potuto assistere alla scena per un'ora e mezza in tutto. Un comportamento del genere, osservato anche in altre specie di cetacei, come ad esempio orche e capodogli, dovrebbe far riflettere soprattutto chi provoca indicibili sofferenze psicologiche a questi animali, separandoli dai propri simili con la forza, rinchiudendoli nelle vasche o cacciandoli con tecniche barbare e atroci come quelle perpetrate alle isole Faroe, nelle famigerate mattanze della Grindadrap.
[Immagini di Istituto Tethys/Ionian Dolphin Project]