1.597 CONDIVISIONI

Danno morale per la morte del cane, veterinario condannato

La Corte d’Appello di Roma condanna un veterinario, accusato di negligenza, al risarcimento del danni morali e patrimoniali. La sentenza muove un passo in avanti verso un’adeguata tutela giuridica per nostri animali domestici.
A cura di Zeina Ayache
1.597 CONDIVISIONI
Danno morale per la morte del cane
Danno morale per la morte del cane

La sentenza della Corte d'Appello di Roma, che ha condannato un veterinario, accusato di negligenza per la morte di un cane, al risarcimento del danno morale, oltre che patrimoniale, può essere considerata un passo in avanti verso una nuova visione degli animali domestici in Italia, ad oggi considerati come semplici “beni mobili” senza diritti.

A sporgere denuncia, rappresentato dall'avvocato Rossella Minio, socia della Protezione Animali e già dirigente nazionale di Enpa Onlus, è il proprietario del cane deceduto a causa dell'ingestione di un osso che gli avrebbe occluso l'esofago e provocato un'importante lacerazione dei tessuti con conseguente versamento di liquidi. Secondo quanto si legge dalla sentenza, il veterinario avrebbe potuto impedire la morte dell'animale grazie ad una tempestiva diagnosi e un relativo intervento chirurgico adeguato. Non sarebbero stati dunque sufficienti i primi controlli effettuati dal medico, così come non sarebbero state idonee le cure. Senza contare che la patologia diagnosticata inizialmente era errata e che il veterinario non è stato in grado di percepire dove fosse localizzato il vero problema. Insomma, è possibile che se il veterinario avesse agito diversamente, il cane oggi sarebbe vivo. Al di là del risarcimento del danno patrimoniale, il punto saliente della sentenza riguarda quello morale, in merito al quale i giudici si sono espressi chiaramente: “Non sembra dubitabile che la perdita di un animale d'affezione, specie nel caso in cui il rapporto sia radicato nel tempo, comporti un pregiudizio non soltanto alla sfera emotivo-interiore, ma sia suscettibile di modificare e alterare le abitudini di vista e gli assetti relazioni del danneggiato; proprio nel caso di un cane da compagnia è fin troppo noto come le abitudini dell'animale influiscano sulle abitudini del padrone e come il legame che si instaura sia di una intensità particolare sicché affermare che la sua perdita sia “futile” e non integri la lesione di un interesse della persona alla conservazione della propria sfera relazionale-affettiva, costituzionalmente tutelata, non sembra più rispondente ad una lettura contemporanea delle abitudini sociali e dei relativi valori”. Con questa sentenza si sottolinea il valore che i nostri animali domestici hanno per noi, un valore che, commenta la presidente nazionale dell'Enpa, Carla Rocchi, necessita di “adeguata tutela e di protezione giuridica, a prescindere dagli aspetti di natura patrimoniale”.

1.597 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views