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Dalle profondità del Mediterraneo, l'organismo più antico della Terra

La posidonia oceanica forma delle vere e proprie praterie sui fondali del nostro Mar Mediterraneo, rappresentando un alimento ed un rifugio per molte specie animali e vegetali, oltre che un utile aiuto contro l’erosione delle coste. Una recente ricerca sostiene che alcuni banchi di questa pianta marina possono arrivare a contare fino a 200 000 anni di vita.
A cura di Nadia Vitali
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La posidonia oceanica forma delle vere e proprie praterie sui fondali del nostro Mar Mediterraneo, rappresentando un alimento ed un rifugio per molte specie animali e vegetali, oltre che un utile aiuto contro l erosione delle coste. Una recente ricerca sostiene che un immenso banco di questa pianta marina, posto tra le isole Baleari, vanterebbe 200 000 anni di vita.

Chiunque abbia osservato le profondità marine, talvolta anche da altezze piuttosto modeste, può aver avuto la fortuna di incappare in una prateria di posidonia oceanica, pianta marina caratteristica del Mar Mediterraneo, protezione e rifugio di numerose specie vegetali ed animali, oltre che alimento per molti di essi; essenziale per l'ecosistema, perché responsabile del rilascio di ossigeno in acqua nel corso del suo sviluppo fogliare, e per l'intero ambiente marino, grazie alla sua funzione di protezione per le coste, dal momento che i banchi di posidonia impediscono che le parti più leggere dei sedimenti vengano trasportate dalle correnti costiere e smorzano la potenza delle onde, svolgendo un'efficace azione preventiva contro l'erosione. Questo prezioso organismo, assai comune nelle nostre acque sebbene sempre più costretto a subire attacchi di vario tipo che ne stanno mettendo in serio pericolo la diffusione sui fondali, costituisce non solo una risorsa irrinunciabile per i mari ma anche una importantissima miniera di informazioni scientifiche per i biologi marini.

POSIDONIA, L'ORGANISMO DALLA LUNGA MEMORIA – Un gruppo di ricercatori internazionali, ad esempio, ha recentemente condotto un accurato lavoro sulla posidonia, pubblicando i risultati del proprio studio sulla rivista scientifica PLoS ONE, partendo dalla constatazione che i limiti massimi raggiungibili in termini di età e di taglia per questa pianta sono ancora troppo poco conosciuti, sebbene si sappia, in linea generale, che ci sono «cloni naturali» che si estendono per centinaia di metri e che hanno una vita potenzialmente secolare. Attraverso l'analisi di dati precedentemente raccolti nell'ambito di altri studi, i ricercatori hanno potuto stabilire come l'estensione e la longevità della pianta siano state, per lo più, sottostimate fino ad ora: campioni geneticamente identici (cloni) di posidonia, infatti, sono stati trovati fino a 15 chilometri di distanza gli uni dagli altri. In sostanza, con una prevalenza che oscilla tra il 3.5 e l'8.9%, nelle acque mediterranee esistono cloni dalle dimensioni incredibilmente ampie che potrebbero contare tra gli 80 000 e i 200 000 anni di vita, passati indenni attraverso i millenni, anche quando la temperatura dell'acqua era inferiore a quella attuale di circa 10-15°, crescendo mediamente di 80 metri ogni 600/700 anni: tra questi, il più famoso è frutto di una scoperta casuale avvenuta nel 2006 presso le isole Baleari, senz'ombra di dubbio uno degli esseri viventi più «anziani» dell'intero pianeta.

LA MINACCIA SU QUESTO ABITANTE DEI FONDALI – Eppure, nonostante la sua resistenza e capacità di adattamento, nonostante la sua diffusione e la sua longevità, anche la posidonia, di questi tempi, si trova ad affrontare sfide difficili, anzi difficilissime: l'allarme sui pericoli che la pianta sta correndo è stato lanciato ormai da anni dagli ambientalisti e, dati alla mano, è innegabile che una regressione stia interessando quelle che un tempo erano vastissime praterie, dimora di innumerevoli creature del mare. Numerosi i fattori che hanno concorso a creare questa situazione, che potrebbe avere influenze gravissime sul'intero mediterraneo: in primo luogo l'aggressione degli agenti inquinanti, a cui la posidonia risulta essere particolarmente sensibile (tant'è che viene usata, di norma, come indicatore della qualità delle acque), affiancata dai problemi generati dalle reti a strascico e dalle grosse ancore che raschiano il fondale, strappando via enormi quantità di pianta dal suolo. Inoltre, l'intorbidimento delle acque, conseguente agli scarichi fognari, ostacola la fotosintesi essenziale per questo organismo mentre, in molte aree, la costruzione di dighe e barriere ha stravolto completamente l'ambiente; infine, negli ultimi anni, è arrivata anche la minaccia di due alghe tropicali introdotte nel Mar Mediterraneo in maniera involontaria. Ma si sa, questi sono i tempi moderni, in cui anche le più antiche ed intoccabili tra le creature, si ritrovano a fare i conti con mutamenti troppo rapidi e, talvolta, incomprensibili.

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