Dal polpo, la pelle per i robot del futuro
Un gruppo di ricercatori della Cornell University, in collaborazione con l'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, ha sviluppato un nuovo tessuto dalle caratteristiche decisamente futuristiche: una pelle artificiale in grado di allungarsi considerevolmente, continuando ad emettere luce e mantenendo inalterate le proprie capacità tattili.
Numerose le applicazioni pratiche che il tessuto potrebbe avere, da quelle sanitarie, al settore dei trasporti fino alle comunicazioni elettroniche: ma il materiale è stato pensato sopratutto per diventare la pelle di un robot. Per le sue caratteristiche di flessibilità, percezione della pressione sia interna sia esterna, capacità di emettere luce, ricorda la pelle dei cefalopodi, in particolare dei polpi, e proprio ad essi, e alla loro multifunzionalità, si sono ispirati i ricercatori per realizzarlo.
HLEC (hyper-elastic light-emitting capacitor) ha già dimostrato di avere una resistenza senza precedenti e la straordinaria capacità di emettere luce anche se sottoposto ad una tensione che lo rende più esteso del 480%: merito della sua struttura, formata da strati di silicone nel quale sono inseriti elettrodi di idrogel e particelle di diversa natura, in grado di emettere luce a lunghezze d'onda differenti quando attraversate dall'elettricità. Insomma, a seconda della miscela, la pelle avrà una luce di colore diverso: se c'è il rame prevarrà il blu, se c'è il manganese allora il giallo.
La pelle ispirata al polpo è stata già impiegata per rivestire un braccio robotico ed ha dimostrato di poter costituire il primo passo verso una nuova generazione di robot in grado di interagire con l'uomo in maniera più sicura e più naturale. Immaginate, ad esempio, un robot ad uso medico che percepisce a pressione e la temperatura di un paziente e reagisce anche al suo umore: forse si tratta di un futuro non troppo lontano, in fondo.
I dettagli del lavoro sono stati pubblicati da Science.