Curiosity e il bosone di Higgs tra i candidati di “Time” a personaggio dell’anno
Tra guru dell’informatica come il nuovo leader di Apple e la CEO-mamma di Yahoo!, vecchi e nuovi dittatori – Assad, Kim Jong Un e magari anche l’egiziano Morsi, che certo non si sta comportando bene – ed evergreen come Obama e la birmana Aung San Suu Kyi, quest’anno a contendersi la copertina di “Time” come personaggio del 2012 ci sono anche due grandi protagonisti della scienza: il bosone di Higgs e il rover della NASA su Marte, Curiosity. Testimoni di un anno di grandi risultati nell’ambito della ricerca scientifica, hanno buone possibilità di aggiudicarsi la copertina del prestigioso settimanale e se la stanno giocando bene nelle votazioni dei lettori (che comunque non influiscono sulla scelta, presa dalla redazione). Non mancano però alcune polemiche, a partire dal modo in cui “Time” ha cercato di spiegare l’importanza del bosone candidato a ‘personaggio' dell’anno.
Strafalcioni bosonici
La popolare rivista Scientific American ha infatti sollevato parecchie obiezioni sugli strafalcioni dell’articolo che presenta il bosone di Higgs. Secondo gli editor di “Time”, il bosone permetterebbe alle particelle di compiere il salto dall’energia alla materia. Una frase che non vuol dir nulla: energia e materia sono infatti due facce della stessa medaglia. E materia e massa sono due concetti diversi. Il bosone di Higgs è responsabile della massa di alcune particelle fondamentali che costituiscono la materia, come gli elettroni. Possono esistere particelle senza massa, come il fotone, che infatti è l’unico a poter viaggiare alla velocità massima consentita nell’universo (quella della luce, di cui il fotone è veicolo). Ma il fotone fa in qualche modo parte della materia, perché è una particella. D’accordo, si potrebbe obiettare che si tratta di sfumature. I fisici non la penserebbero allo stesso modo, ma il giornalismo ha il suo modo di raccontare le cose.
Più difficile da digerire invece l’affermazione per cui la scoperta del bosone abbia confermato la teoria della relatività di Einstein. Si sa, Einstein è sempre in grado di conquistare le prime pagine dei giornali (ci riuscì già nel 1919 quando la prima conferma sperimentale della sua teoria venne dagli effetti previsti dell’eclissi di Sole osservata dal gruppo di Arthur Eddington). Ma il grande genio tedesco con il bosone di Higgs non c’entra nulla. La scoperta conferma piuttosto il modello standard, forse la più straordinaria teoria della fisica, anche più della relatività, perché da quando fu elaborata su un foglio di carta è stata capace di dire agli sperimentalisti cosa andare a cercare, e ha sempre azzeccato tutte le previsioni.
Il successo del Modello Standard
Il modello standard aveva previsto i bosoni W e Z e poi tutte le altre particelle fondamentali che compongono l’universo, osservate negli acceleratori di particelle proprio lì dove la teoria suggeriva. Il bosone di Higgs era l’ultima di queste. Ipotizzato nel 1960 da Peter Higgs, François Englert e altri (ma con il contributo determinante di Higgs), non era stato ancora scovato a causa della sua instabilità: dopo pochi istanti, infatti, si scompone in altre particelle fondamentali, la “firma” della sua esistenza che ha permesso ai fisici del CERN di individuarlo. Sbaglia anche il “Time” ad attribuire il successo della scoperta al trio composto da Rolf-Dieter Heuer, Fabiola Gianotti e Jo Incandela: il primo direttore generale del CERN e gli altri due a capo degli esperimenti ATLAS e CMS che lavorano alla ricerca del bosone. Sono oltre cinquemila, infatti, i tecnici e gli scienziati del CERN che hanno permesso la scoperta a Ginevra. E questo renderà difficile attribuire in futuro un Nobel alle persone giuste.
Altre polemiche riguardano infatti il mancato Nobel per la fisica a Peter Higgs. Ma dalla Svezia da una parte ricordano che le candidature per il premio arrivano al comitato del Nobel entro la prima metà dell’anno, e quando al CERN è stato dato l’annuncio ufficiale della scoperta – il 4 luglio – era già troppo tardi; dall’altra sottolineano che i Nobel vengono attribuiti solo alle scoperte confermate al 100%, e anche se questo sembra proprio il caso del bosone, un altro anno di esperimenti (prima del temporaneo spegnimento di LHC per un upgrade) non guasterà. Ma a chi dare il Nobel? Solo a Higgs o anche agli altri fisici teorici che l’avevano previsto? E solo a loro o anche ai fisici sperimentali del CERN? In questo caso sarebbe difficile scegliere tra le migliaia di scienziati dell’LHC che hanno contribuito alla scoperta.
Le scoperte di Curiosity
Che dire, infine, di Curiosity? Il rover della NASA atterrato su Marte lo scorso agosto è stato al centro di una sorta di “fuga di notizie” qualche giorno fa da parte di uno degli scienziati del JPL, il centro missione della NASA, secondo il quale Curiosity avrebbe fatto una scoperta “clamorosa” che sarebbe entrata nei libri di storia. La notizia ha fatto il giro del mondo: subito si era pensato alla scoperta della vita sul Pianeta Rosso, poi il direttore del JPL in una conferenza a Roma aveva parlato della possibile scoperta di “molecole organiche semplici”. Notizia importante, certo, ma non così clamorosa. Finché oggi, durante l’attesissima conferenza sui risultati preliminari di Curiosity a San Francisco, la NASA ha smentito tutto dichiarando che non c’è alcuna conferma della scoperta di molecole organiche e che ci vorrà del tempo per avere qualche dato importante. Un balletto di conferme e smentite che ha portato le malelingue a parlare di un tentativo della NASA di battere cassa al Congresso per le prossime missioni di esplorazione, tra cui una programmata proprio su Marte nel 2016.