Crescono i contagi tra gli under 20 italiani: da gennaio per la prima volta “sorpassati” gli adulti
Da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19, in Italia per la prima volta l'incidenza dei positivi al coronavirus SARS-CoV-2 è risultata essere superiore nella fascia di età al di sotto dei 20 anni rispetto a quelle adulte. In parole semplici, in proporzione si stanno verificando più casi tra bambini e adolescenti che tra la popolazione più matura. Il "sorpasso" si è verificato alla fine di gennaio 2021 e la tendenza è rimasta per tutte e quattro le settimane di febbraio, sebbene con un margine di casi di poco superiore.
Ad annunciarlo l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), che ha presentato al Comitato Tecnico Scientifico (CTS) un rapporto ad hoc sull'emergenza coronavirus nel nostro Paese chiamato “Focus sull'età evolutiva”. Anche il bollettino “Aggiornamento nazionale 24 febbraio 2021 – ore 12:00” pubblicato venerdì 26 febbraio mette in evidenza la costante ascesa dei casi tra giovani e giovanissimi. “Nelle ultime due settimane si rileva un ulteriore lievissimo incremento della percentuale di casi nella fascia di età 0-18 anni (18,1 % rispetto al 17,9% del periodo 1 – 14 febbraio)”, si legge nel bollettino dell'ISS, nel quale viene specificato che l'età media dei positivi è scesa a 44 anni nell’ultima settimana, proprio a causa del boom di contagi tra i ragazzi. Parallelamente è stato osservato un trend in diminuzione nel numero di casi sia tra gli operatori sanitari che tra le persone con un'età maggiore o uguale agli 80 anni, “verosimilmente ascrivibile alla campagna di vaccinazione in corso”.
Come sottolineato dall'ISS. l'incidenza dei casi positivi nei mesi di gennaio e febbraio è risultata essere attorno ai 150 casi ogni centomila abitanti, mentre il valore più elevato è stato osservato nella fascia di under 20 tra i 13 e i 19 anni, con poco meno di 200 casi ogni centomila abitanti. In base a quanto rilevato dal report, le fasce più giovani della popolazione contagiate dal coronavirus SARS-CoV-2 raramente sviluppano la forma grave dell'infezione. Nella maggioranza dei casi (60 percento) i giovani positivi sperimentano infatti una sintomatologia lieve, mentre i restanti sono paucisintomatici (sintomatologia lievissima). L'ISS ha comunicato che il maggior numero di casi positivi in questa fascia di età è stato registrato nel mese di novembre 2020, con 106mila casi; successivamente, anche in virtù delle restrizioni introdotte, i casi sono scesi attorno ai 60mila sia a dicembre 2020 che a gennaio 2021. A novembre è stato registrato anche il maggior numero di ricoverati in terapia intensiva tra gli under 20, 53 in tutto, che sono scesi a 25 a dicembre e a 21 a gennaio, mentre i decessi sono stati 8 nel mese di novembre.
Secondo gli esperti la diffusione di casi nelle fasce di età più giovani sarebbe ascrivibile alla circolazione delle varianti, e in particolar modo di quella inglese, che avrebbe una trasmissibilità tra il 30 e il 50 percento superiore rispetto a quella del lignaggio originale del coronavirus. Ciò non significa che la variante mutata sia più infettive nei confronti dei giovani, ma semplicemente che si diffonde meglio in tutta la popolazione e di conseguenza anche nei più giovani. La riapertura delle scuole dopo le chiusure per le festività natalizie potrebbe aver favorito la diffusione tra i ragazzi; a causa dell'impennata dei contagi con il nuovo DPCM si è deciso di richiudere le scuole di ogni ordine e grado in zona rossa.