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Così il coronavirus infetta le cellule dell’occhio umano

La prova diretta in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Cell da un team di ricerca della Icahn School of Medicine a Mount Sinai di New York: “Alcune cellule della superficie oculare sono più suscettibili di altre, in particolare quelle del limbus, la zona di giunzione tra la cornea e la sclera”.
A cura di Valeria Aiello
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L’infezione da coronavirus può essere contratta anche attraverso gli occhi. Nonostante sia un virus che si trasmette principalmente per via respiratoria, Sars-Cov-2 ha dimostrato di poter infettare le cellule dell’occhio umano, in particolare quelle del limbus, la zona di giunzione tra la cornea e la sclera.

La prova diretta arriva da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Cell dalla Icahn School of Medicine a Mount Sinai di New York che ha rilevato l’infezione nelle cellule dell’occhio umano esposte al patogeno. L’analisi, mediante sequenziamento dell’RNA, è stata condotta su cellule oculari di un donatore e le sequenze ottenute sono confrontate con quelle di cellule di controllo non esposte al patogeno. “SARS-CoV-2 può infettare le cellule della superficie oculare – spiegano gli studiosi – . Queste cellule presentano proteine associate all’infezione, tra cui il recettore ACE2 che il virus sfrutta per penetrare al loro interno, e TMPRSS2, un enzima che consente l’ingresso virale. L’interferone beta (IFN β), una proteina che ha proprietà antivirali e antibatteriche, è stata invece soppressa dall’esposizione al virus”.

Sars-Cov-2 può infettare le cellule dell'occhio, in particolare quelle del limbus, la zona di giunzione tra la cornea e la sclera / Cell.
Sars-Cov-2 può infettare le cellule dell'occhio, in particolare quelle del limbus, la zona di giunzione tra la cornea e la sclera / Cell.

I ricercatori hanno anche osservato che le cellule del limbus sono più suscettibili di altre all’infezione, come ad esempio le cellule della corea centrale. Risultati, evidenziano gli studiosi, che hanno un impatto immediato sulle misure di prevenzione e possono supportare lo sviluppo di nuove linee guida per la protezione degli occhi. “Speriamo che questi nuovi dati si traducano in misure aggiuntive – ha affermato Timothy Blenkinsop, assistente professore di Biologia cellulare, dello sviluppo e rigenerativa della Icahn School of Medicine e co-autore corrispondente della ricerca – . Il nostro intento è anche quello di testare approcci per prevenire le infezioni oculari”.

In un ulteriore lavoro portato avanti nello stesso laboratorio di ricerca da un secondo team di studiosi sta attualmente confermando la quantità di virus necessaria per infettare le cellule oculari in modelli animali. “La produttiva collaborazione di due programmi scientifici molto diversi ha portato ai risultati di questo primo studio – ha aggiunto l’altro coautore dello studio, il professor Benjamin tenOever, docente di Microbiologia della Icahn School of Medicine e responsabile del laboratorio di Mount Sinai – . Ancora più importanti sono le informazioni ottenute, che non solo aumentano la nostra comprensione della biologia di Sars-Cov-2 ma evidenziano anche l’importanza dell’igiene delle mani, dal momento gli occhi e il loro sfregamento possono realmente essere visti come un punto di ingresso del virus”.

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