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Così gli Stati Uniti hanno evitato la quarta ondata di Covid

Nonostante la variante inglese sia diventata quella dominante, il totale di nuovi casi giornalieri è progressivamente diminuito nel mese di aprile, fino a scendere di oltre l’85% dal picco di gennaio. Gli esperti attribuiscono l’inversione di tendenza a una combinazione di fattori e… a una buona dose di fortuna.
A cura di Valeria Aiello
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La quarta ondata di Covid-19 che gli esperti di sanità pubblica degli Stati Uniti temevano colpisse il Paese nel mese di aprile è stata evitata. Il forte aumento dei contagi registrato alla fine di marzo in alcuni Stati, tra cui Michigan, Minnesota, Florida, Colorado, California, Massachusetts e New York, avevano allarmato i Centri per il controllo e la prevenzione della malattie (CDC) che, attraverso la nuova direttrice Rochelle Walensky, mettevano in guardia gli americani, parlando di un “disastro imminente” alla luce dell’incremento dei casi. “Al momento, ho paura” erano state le parole della funzionaria, che raccomandava cautela e precauzioni. Il timore che il virus tornasse a mordere, alimentato dalle nuove varianti più contagiose, e in particolare la B.1.1.7 che nell’inverno ha sconvolto il Regno Unito, aveva fatto prospettare conseguenze devastanti. Ma non è successo, sebbene gli epidemiologi ritengano che le mutazioni del virus siano una potenziale fonte di problemi nei mesi a venire.

Gli Usa evitano la quarta ondata

La minaccia della quarta ondata è stata schivata, nonostante la variante inglese sia diventata la dominante negli Usa, dove ora rappresenta i tre quarti di tutti i casi. Il totale dei nuovi positivi ha però invertito la tendenza, diminuendo progressivamente, fino a scendere di oltre l’85% dal picco di gennaio. Un’evoluzione su cui adesso si sta facendo il punto, per capire cosa abbia inciso sull’andamento dei casi.

Gli esperti indicano una combinazione di fattori – mascherine, distanziamento sociale e altre restrizioni, e forse un calo stagionale delle infezioni – che ha dato a decine di milioni di americani il tempo indispensabile per la vaccinazione. E attribuiscono il fenomeno anche una buona dose di serendipity, che in italiano si può tradurre come casualità fortunata, dal momento che, dopo tutto, la variante inglese non si è rivelata resistente ai vaccini.

Tuttavia, non è chiaro cosa conferisca alla variante B.1.1.7 un vantaggio sulle altre. È la più forte di tutte le varianti? “Questo è davvero difficile da dire in questo momento” ha affermato al New York Times Angela Rasmussen, virologa presso l’Organizzazione per i vaccini e le malattie infettive dell’Università canadese del Saskatchewan – . Abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per capire meglio gli effetti di tutte queste combinazioni di mutazioni”. Una risposta potrebbe arrivare dalla California, dove i ricercatori stanno sperimentando una competizione testa a testa in laboratorio, iniettando ai topi un cocktail di B.1.1.7 e altre sei varianti.

L’idea è di vedere quale vincerà – ha spiegato il dottor Charles Chiu, virologo presso l’Università della California di San Francisco che è stato il primo scienziato a identificare la variante californiana poi surclassata da quella inglese. “Anche se più contagiosa, la B.1.1.7 non può passare attraverso una mascherina – ha indicato Emma Hodcroft, epidemiologa presso l’Università di Berna – . Così possiamo ancora fermare la sua diffusione”.

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