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Cos’è la brucellosi, quali sono i sintomi e come si contrae la malattia infettiva di origine animale

La brucellosi è una malattia infettiva causata da batteri del genere Brucella. Poiché viene trasmessa all’uomo da animali – o da prodotti di origine animale – fa parte delle zoonosi, come la COVID-19 causata dal coronavirus SARS-CoV-2. Fortunatamente, a differenza di quest’ultima, il contagio da uomo a uomo è considerato raro. Ecco cosa c’è da sapere su questa patologia.
A cura di Andrea Centini
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Tra le patologie che possono passare da animali (o da prodotti di origine animale) all'uomo – le cosiddette zoonosi – vi è anche la brucellosi, un'infezione provocata da differenti specie di batteri Gram-negativi del genere Brucella, come indicato dagli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari. Nello specifico, sottolinea l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), le quattro specie di microorganismi coinvolte nel contagio umano sono Brucella melitensis, Brucella aboutus, Brucella suis e Brucella canis. In base alla regione geografica in cui la malattia è diffusa può essere chiamata con nomi "comuni" differenti, come ad esempio febbre mediterranea, febbre melitense, febbre ondulante o febbre di Gibilterra.

Come si contrae la brucellosi

La brucellosi si può contrarre in tre modi distinti: attraverso il consumo di cibi e bevande di origine animale contaminati; inalando direttamente i batteri ed entrando in contatto con animali infetti, che potrebbero trasmettere l'infezione se abbiamo piccole lesioni sulla pelle. Come indicato dall'ISS, la prima via è quella più comune, e riguarda principalmente latte e latticini provenienti animali infetti che non hanno subito il processo di pastorizzazione, ma anche carni poco cotte o crude. Tra gli animali che possono diffondere la brucellosi vi sono cani, cervi, alci, bufali, maiali e altri ancora. Per quanto concerne i cani, dato che non si mangiano e difficilmente i padroni entrano in contatto con i fluidi biologici, il rischio di contagio risulta piuttosto basso. Tra chi rischia di più l'infezione vi sono i veterinari, gli addetti al confezionamento di carni, i cacciatori e tutte le altre figure professionali a contatto con animali o prodotti di origine animale potenzialmente contaminati. In Cina a causa di una fuga di batteri provocata da un impianto che produceva vaccini per allevamenti sono stati diagnosticati oltre 3mila infezioni di brucellosi. Fortunatamente la trasmissione da uomo a uomo è considerata rara, dunque i focolai sono stati contenuti.

I sintomi della brucellosi

Come suggeriscono i sinonimi della malattia, il sintomo più caratteristico della brucellosi è la febbre, che in base a quanto indicato dai Manuali MSD può tornare ripetutamente “per mesi e talvolta per anni”. La febbre, aggiungono gli esperti, può comparire e sparire per diverse settimane. Il periodo di incubazione, cioè il tempo che intercorre tra l'esposizione al patogeno (contagio) e l'emersione dei sintomi, spazia da 5 giorni ad alcuni mesi. Tra gli altri sintomi comuni, che possono esordire improvvisamente, vi sono brividi, lombalgia, forte mal di testa, dolori ossei e articolari, debolezza, sensazione di malessere generale, dolore nella parte posteriore del collo e in alcuni casi anche diarrea. Come specificato dai Manuali MSD, tra i sintomi tardivi figurano “perdita di appetito, perdita di peso, grave stitichezza, dolori addominali, dolori articolari, disturbi del sonno, debolezza, irritabilità e depressione”. Nei casi più gravi l'infezione può coinvolgere il cervello, le valvole cardiache, le meningi, le ossa (comprese le vertebre) e altri organi. La patologia risulta fatale in meno del 2 percento dei casi, come specificato dall'Istituto Superiore di Sanità.

Diagnosi e cura della brucellosi

La diagnosi di brucellosi viene effettuata attraverso le analisi del sangue e la coltura di campioni biologici, sui quali il batterio responsabile si diffonde – nel caso in cui fosse presente – e può essere identificato. La maggior parte delle persone guarisce nel giro di poche settimane (2-3), anche in assenza di un trattamento ad hoc, tuttavia per le altre è necessaria la terapia antibiotica. Normalmente i medici prescrivono doxiciclina per via orale e un secondo antibiotico, che “può essere streptomicina o gentamicina, iniettata ogni giorno, oppure rifampicina o ciprofloxacina, somministrata per via orale”, sottolineano i Manuali MSD. La terapia può durare diverse settimane. Per i più piccoli possono essere prescritti una combinazione tra i farmaci trimetoprim/sulfametoxazolo (TMP-SMX) e l'antibiotico rifampicina.

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