Cosa sta accadendo alla Grande Barriera Corallina?
Ad ammetterlo è stato lo stesso Ministro dell'Ambiente australiano, Tony Burke: anni di negligenza e di comportamenti irresponsabili hanno portato ad una situazione di tale devastazione che è difficile pensare che la Grande Barriera Corallina potrà tornare ad essere come era appena pochi decenni fa. È l'ennesimo campanello d'allarme, proprio per questo ancor più preoccupante, a scattare per quella che è la più grande barriera di corallo al mondo: 345.000 chilometri quadrati di superficie per un bene la cui biodiversità dovrebbe costituire una delle riserve incontaminate del Pianeta, Patrimonio dell'Umanità dal 1981 e annoverata spesso tra le sette meraviglie del mondo.
Eppure ciò non l'ha messa al riparo da attacchi feroci di diversa natura che, secondo gli esperti dell'Australian Institute of Marine Science, si starebbero manifestando non soltanto nello stato di salute della barriera ormai sempre più provato. Perché l'ultimo rapporto redatto dagli studiosi per il centro di ricerca di Townsville mette in luce come, nel giro degli ultimi ventisette anni, la stessa estensione della Great Coral Reef , al largo delle coste del Queensland, Australia nord-orientale, si sarebbe ridotta arrivando addirittura a dimezzarsi. Pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, lo studio sottolinea come, se non si verificherà alcun cambiamento nelle attuali condizioni e non sarà disposto alcun tipo di intervento, entro il 2022 la barriera sarà ulteriormente dimezzata.
Un restringimento che sarebbe originato per buona parte (48%) da cicloni e tempeste tropicali che, negli ultimi decenni, si sono verificati con crescente violenza ed intensità a causa del riscaldamento globale e del clima impazzito che ne consegue, come ha spiegato Hugh Sweatman, ricercatore dell'istituto australiano e co-autore della ricerca. Al global warming sarebbe riconducibile anche l'anemia corallina: lo sbiancamento dei coralli costituirebbe per il 10% la responsabilità del dimezzamento della Grande Barriera Corallina.
Ma l'attacco più diretto sarebbe causato da un fertilizzante che viene impiegato nell'ambito della coltivazione della canna da zucchero che, nei mari del Queensland, ha dato vita al proliferare di una stella marina nativa della barriera che si nutre esclusivamente di coralli, di fatto con un potenziale di distruzione altissimo: gli esperti hanno sottolineato come il 42% della ragione della scomparsa di metà della superficie sia attribuibile proprio al'esplosione demografica di questa creatura, riconducibile all'alterazione nell'equilibrio naturale causato dalla presenza nelle acque del prodotto chimico. Già noto da anni ai biologi marini, il problema della diffusione incontrollata della stella corona di spine (nome scientifico Acanthaster planci) è incrementato dalla naturale velocità di riproduzione di questi animali: e, se in passato l'Australia aveva dimostrato di essere in grado di saper rispondere in modo efficace alle "invasioni" di queste stelle marine, ora è effettivamente il momento di mettere in campo nuove misure tempestive. Prima che la Grande Barriera Corallina, ricchezza non solo per l'umanità ma per lo stesso turismo dell'Australia intera, diventi soltanto una foto ricordo.