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Cosa sono le nubi nottilucenti che tingono di blu l’Antartide?

Tra il mese di novembre e febbraio, in piena estate australe, il cielo del Polo Sud si tinge di blu elettrico a causa delle nubi nottilucenti. Questo spettacolare fenomeno nasce dalle polveri congelate delle meteore.
A cura di Andrea Centini
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Il cielo dell'Antartide si sta tingendo di un blu elettrico grazie alle cosiddette nubi nottilucenti (NoctiLucent Clouds – NLC), uno dei fenomeni atmosferici più affascinanti del nostro pianeta. Queste nubi, che secondo gli scienziati potrebbero perfino condizionare il clima dell'emisfero nord, non solo sono le più alte di tutte, dato che si formano proprio nella mesosfera tra i 75 e gli 85 chilometri di altitudine, ma sono anche ‘extraterrestri'. La loro origine, infatti, deriva dal congelamento delle molecole d'acqua attorno alla polvere e ai detriti rilasciati dalle meteore, i frammenti di asteroidi e comete che provocano le spettacolari scie luminose – le stelle cadenti – quando si infrangono nell'atmosfera terrestre.

Credit: John French
Credit: John French

Il fenomeno delle nubi nottilucenti, conosciute anche col nome tecnico di nubi polari mesosferiche, viene costantemente monitorato e fotografato dal satellite della NASA AIM (Aeronomy of Ice in the Mesosphere – Aeronomia del ghiaccio nella mesosfera), un dispositivo lanciato in orbita – da un aereo – il 25 aprile 2007. Il colore blu elettrico che si alterna al bianco acceso è legato al fatto che i detriti delle meteore, una volta intrappolati nel ghiaccio, si comportano come microscopici specchi, riflettendo la luce del Sole e producendo i caratteristici colori da fiaba. A rendere ancor più suggestivo e romantico il fenomeno, il fatto che sia visibile soltanto al tramonto.

Credit: John French
Credit: John French

“La stagione delle nubi è iniziata il 19 novembre e per il momento i dati sono in linea con quelli dello scorso anno, che mostravano un anticipo rispetto agli anni precedenti, ma non possiamo ancora sapere quali sorprese ci riserverà l'Antartide, dove le stagioni sono molto variabili”, ha dichiarato la dottoressa Cora Randall, una ricercatrice dell'Università del Colorado che segue la missione AIM.

In base a recenti teorie, la frequenza delle nubi nottilucenti antartiche potrebbe essere connessa a variazioni di temperatura dell'aria dalla parte opposta globo, nell'emisfero boreale, per questo vengono studiate con attenzione. Non vi è ancora certezza sul loro ruolo, ma l'obiettivo di Randall e colleghi è costruire modelli climatici in grado di fornire le risposte che cercano. Le nobi nottilucenti non sono un fenomeno esclusivo del Polo Sud; tra maggio e ottobre è infatti possibile osservarle anche al Polo Nord.

[Credit: NASA]

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