Cosa sappiamo sulla “variante tedesca” del coronavirus scoperta in 35 pazienti
C'è una possibile, nuova “variante tedesca” del coronavirus SARS-CoV-2. A identificarla gli scienziati dell'Ospedale Charitè di Berlino, che hanno analizzato i campioni biologici di pazienti e operatori sanitari ricevuti da una clinica a Garmisch Partenkirchen, un comune della Baviera. Proprio qui sono risultate contagiate dal patogeno emerso in Cina ben 73 persone (52 pazienti e 21 medici e infermieri), un focolaio che ha insospettito le autorità sanitarie. Sin da subito, infatti, gli esperti hanno immaginato che la causa fosse una delle nuove varianti del coronavirus che stanno imperversando nel mondo.
Dalle analisi condotte nel laboratorio guidato dal virologo di fama internazionale Christian Drosten, è stato scoperto che 35 dei pazienti erano stati effettivamente contagiati da una nuova variante del virus, ma non si trattava né dell'inglese, né della sudafricana e nemmeno della brasiliana, quelle che più di tutte in questo momento stanno preoccupando scienziati e istituzioni in tutto il mondo. Ad annunciare la scoperta di questa variante durante una conferenza stampa il professor Clemens Stockklausner, vicedirettore della clinica e primario presso il reparto di Pediatria e Medicina giovanile.
Come affermato dallo scienziato, al momento non è stata identificata la mutazione N501Y, una di quelle associate alla maggiore trasmissibilità della variante sudafricana e inglese, tuttavia ne sono state trovate altre sulla proteina S o Spike, quella che il patogeno sfrutta come un "grimaldello biologico" per legarsi alle cellule umane attraverso il recettore ACE-2, scardinare la parete cellulare, inserire l'RNA virale all'interno e avviare il processo di replicazione, che è alla base dell'infezione (chiamata COVID-19).
“C'è un pezzo della proteina spike mancante nelle posizioni 69 e 70”, ha dichiarato Stockklausner durante il suo intervento, aggiungendo che tali modifiche sono state rilevate anche in altri lignaggi che circolano nel mondo. “Ora dipende da quali altri cambiamenti saranno trovati nella composizione genetica del virus, al fine di poter fare una corretta classificazione”, ha specificato lo scienziato. Poiché per l'intero sequenziamento genomico del patogeno sono necessari circa dieci giorni, gli esperti tedeschi si aspettano di conoscere maggiori dettagli su questa variante entro la fine di gennaio.
Per Stockklausner e colleghi “il significato clinico di questa variante non è ancora affatto chiaro”; non si sa se sia più contagiosa, se possa causa una malattia più severa o se presenti caratteristiche che potrebbero interferire con la protezione dei vaccini. Solo dopo averla studiata nel dettaglio e aver capito quanto stia effettivamente circolando se ne capirà di più. Al momento è noto che solo uno dei 35 pazienti contagiati dalla nuova variante è ricoverato in terapia intensiva, mentre la situazione generale della pandemia a Garmisch Partenkirchen non desta particolari preoccupazioni. Non resta che attendere il lavoro degli esperti.