Cosa sappiamo sulla vaccinazione eterologa con Pfizer e AstraZeneca e sulla sua efficacia
Dopo l'emersione dei primi casi di trombosi della vena sinusale e di altri rari eventi tromboembolici associati ai vaccini anti Covid a vettore adenovirale (il Vaxzevria di AstraZeneca e il JNJ-78436735 di Johnson & Johnson) nei mesi scorsi si sono succedute sospensioni e rimodulazioni delle campagne vaccinali in molti Paesi. In Italia, pur essendoci la raccomandazione di impiegare questi farmaci soltanto negli over 60, negli ultimi mesi sono stati somministrati anche a molti giovani, in particolar modo durante i discussi "Open Day". Solo con le ultimissime indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, seguite al decesso della diciottenne Camilla Canepa di Sestri Levante per una trombosi, si è deciso di chiudere definitivamente all'AstraZeneca per coloro che hanno meno di 60 anni, mentre per il Johnson & Johnson le Regioni stanno procedendo a macchia di leopardo, decidendo per sospensioni autonome. La nuova rotta sta comportando una riorganizzazione della campagna italiana, che per cause di forza maggiore adesso deve prevedere il ricorso al cosiddetto “Mix-and-Match”, ovvero l'uso di due vaccini diversi per completare il ciclo vaccinale. Sono infatti molte le persone con meno di 60 anni che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca e che adesso, per seconda, dovranno ricevere un farmaco differente, nello specifico il Comirnaty di Pfizer-BioNTech (del quale arriveranno altri milioni di dosi nelle prossime settimane). Ad oggi non sono ancora disponibili studi sull'effettiva efficacia della combinazione dei due vaccini anti Covid, tuttavia sono stati pubblicati i risultati di alcune indagini che suggeriscono una potenziale protezione immunitaria ancora maggiore contro il coronavirus SARS-CoV-2.
Nell'articolo “Reactogenicity and Immunogenicity of BNT162b2 in Subjects Having Received a First Dose of ChAdOx1s: Initial Results of a Randomised, Adaptive, Phase 2 Trial (CombiVacS)” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica The Lancet da scienziati spagnoli, ad esempio, è stato determinato che la vaccinazione eterologa – prima dose Vaxzevria, seconda Comirnaty – induce “una robusta risposta immunitaria con un profilo di reattogenicità accettabile e gestibile”. Gli scienziati guidati dal professor Alberto M. Borobia dell'Ospedale universitario di La Paz (Madrid) hanno osservato una significativa risposta cellulare nei 450 volontari che hanno ricevuto il mix di vaccini, di ben quattro volte superiore. Analogamente, lo studio “Safety, reactogenicity, and immunogenicity of homologous and heterologous prime-boost immunisation with ChAdOx1-nCoV19 and BNT162b2: a prospective cohort study” guidato dal professor Leif Erik Sander del Dipartimento di Malattie Infettive e Medicina Respiratoria dell'Università di Berlino – Istituto Charitè, ha osservato che le risposte anticorpali sieriche e la reattività delle cellule T in 340 operatori sanitari trattati con vaccinazione eterologa sono state leggermente migliori di quelle studiate nei vaccinati con trattamento omologo (due dosi di vaccino Pfizer). Infine, lo studio “Heterologous ChAdOx1 nCoV-19 and BNT162b2 prime-boost vaccination elicits potent neutralizing antibody responses and T cell reactivity” condotto da scienziati tedeschi dell'Istituto di Virologia Molecolare del Centro Medico dell'Università di Ulm ha osservato che la combinazione dei due vaccini non è associata a eventi avversi gravi, inoltre “si traduce in una potente risposta immunitaria umorale e suscita reattività delle cellule T”, come indicato nell'abstract dello studio. Nei test di neutralizzazione gli anticorpi derivati dalla vaccinazione eterologa sono risultati efficaci anche contro alcune delle principali varianti di preoccupazione, come ad esempio la variante Alfa (ex variante inglese, B.1.1.7).
Una precedente indagine condotta da scienziati del progetto britannico Com-Cov, nato proprio per valutare la sicurezza e l’efficacia della combinazione di diversi vaccini anti Covid, aveva evidenziato che il Mix-and-Match tra AstraZeneca e Pfizer incrementa la reattogenicità lieve e moderata, con sintomi più intensi e diffusi, ma sempre passeggeri. Del resto i vaccini a vettore adenovirale e quelli a RNA messaggero funzionano in modo differente e stimolano in modo specifico la risposta immunitaria, i primi favorendo le cellule T e i secondi l'attività anticorpale. Pertanto molti esperti ritengono che combinare le due tecnologie possa effettivamente catalizzare l'immunogenicità, come sembrano evidenziare gli studi preliminari indicati. È fondamentale sottolineare che ad oggi non c'è ancora un dato percentuale sull'efficacia della vaccinazione eterologa, ma solo un'indicazione generica sulla capacità di neutralizzazione.