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Cosa sappiamo della variante californiana del coronavirus

Nota come B.1.429, è la versione mutata di Sars-Cov-2 che si sta diffondendo in California, dove è responsabile di diversi grandi focolai di Covid-19. Presenta tre diverse mutazioni rispetto alla variante inglese, di cui una interessa la proteina Spike che consente al virus di legare le cellule umane e penetrare al loro interno.
A cura di Valeria Aiello
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Inglese, sudafricana, brasiliana, e ora anche californiana. Sono almeno quattro le versioni mutate del coronavirus che preoccupano gli esperti, compresa quella che si sta diffondendo in California, dove i funzionari del Dipartimento di sanità pubblica (CDPH) hanno annunciato che una variante, caratterizzata dalla mutazione L452R, sta diventando sempre più comune in diverse contee, dove è responsabile di grandi focolai di Covid-19.

Diversi grandi focolai in California

La variante, in circolazione negli Stati Uniti dal dicembre scorso, è stata identificata per la prima volta nel marzo 2020 in Danimarca ma le analisi delle sequenze geniche svolte presso l’Università della California (UC) a San Francisco mostrano che la percentuale di casi di Covid-19 associati a questa variante è aumentata dal 3,8% al 25% tra metà novembre e la fine di dicembre.

Al momento non ci sono prove che questa variante sia più contagiosa o causi una malattia più grave rispetto ad altre varianti, tuttavia “il fatto che questa variante sia stata identificata in diversi grandi focolai nella nostra contea è una bandiera rossa e deve essere indagata ulteriormenteha dichiarato in una nota la dottoressa Sara Cody, funzionario sanitario della contea di Santa Clara – . “Questo virus – ha aggiunto – continua a mutare e adattarsi e non possiamo abbassare la guardia, sottolineando la necessità che tutti seguano tutte le misure di prevenzione e si vaccinino non appena viene offerta la possibilità”. D’altra parte, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), potrebbe essere variante inglese, nota come B.1.1.7, a diventare la versione predominante negli Usa entro marzo.

Cosa c’è di diverso in questa variante

La variante, nota come B.1.429, è caratterizzata da tre mutazioni a livello della proteina Spike, tra cui la L452R che una interessa il dominio di legame al recettore (RBD) della proteina di superficie Spike, la glicoproteina che il coronavirus Sars-CoV-2 utilizza per legare le cellule umane ed entrare al loro all’interno e che rappresenta anche l’obiettivo della risposta immunitaria indotta dai vaccini a mRNA di Pfizer/BioNTech e Moderna.

Ora che sappiamo che questa variante è in aumento nelle nostre comunità locali, le stiamo dando priorità nello studio – ha spiegato Charles Chiu, virologo dell’UC di San Francisco che negli ultimi mesi ha analizzato i genomi virali di più casi emersi in California come parte dell’iniziativa di sequenziamento CovidNet – . Presso l’UC di San Francisco e altri laboratori verranno eseguiti test per determinare se questa variante è più contagiosa o influisce sulle prestazioni dei vaccini”.

Poiché il sequenziamento genomico non viene eseguito allo stesso modo nei diversi laboratori della California e degli Stati Uniti, “è troppo presto per sapere quanto la questa variante sia prevalente a livello nazionale o globale” si legge nella dichiarazione. Alcuni esperti, citati dal quotidiano The New York Times, affermano che gli Stati Uniti stanno fallendo nei loro sforzi di sequenziamento e che è necessario un approccio più coordinato per una sorveglianza efficace delle varianti potenzialmente più contagiose. Secondo un rapporto del Washington Post, alla fine di dicembre gli Stati Uniti  avevano sequenziato appena lo 0,3% circa dei casi di Covid-19, ponendo il Paese al 43° posto nella classifica mondiale di casi sequenziati.

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