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Cosa devi sapere dei casi di Covid nei vaccinati

Con la variante Delta in circolazione, i vaccini Covid hanno conservato un’elevata efficacia nel proteggerci dalle forme gravi della malattia, anche se non sempre sono in grado di evitare l’infezione: a fornire indicazioni sui rischi negli immunizzati è un crescente numero di dati e analisi che mostrano la reale protezione conferita dai sieri nel mondo reale.
A cura di Valeria Aiello
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Qual è il rischio di infezione nei vaccinati? Quali sono i sintomi cui serve prestare attenzione? Ma soprattutto, quale ruolo giocano le varianti nei confronti della protezione conferita dai vaccini? Ora che più o meno per tutti è chiaro che gli attuali vaccini anti-Covid hanno un’elevata efficacia nel prevenire le forme gravi della malattia ma che non sempre la vaccinazione è in grado di evitare l’infezione, sono in tanti a porsi domande di questo tipo. Ad alcuni quesiti non abbiamo ancora una risposta precisa, ma il crescente numero di dati e analisi nei Paesi che stanno completando le proprie campagne vaccinali stanno fornendo indicazioni sulla protezione conferita dalla vaccinazione nel mondo reale.

Qual è davvero la probabilità di contrarre l’infezione da vaccinati?

Quantificare esattamente il rischio di infezione non è semplice, dal momento che le analisi finora condotte hanno evidenziato come la circolazione di nuove varianti più contagiose o più resistenti ai vaccini incida direttamente su questa possibilità. Negli Stati Uniti, ad esempio, un recente studio condotto nello stato di New York, ha evidenziato che “l’efficacia contro i nuovi contagi sembra essere diminuita negli ultimi mesi, in coincidenza con l’aumento delle infezioni legate alla variante Delta e l’allentamento delle misure di contrasto, come mascherine e distanziamento”. In particolare, nel periodo di studio compreso tra il 3 maggio e il 25 luglio, l’efficacia contro l’infezione è diminuita dal 92% all’80%.

Ad ogni modo, nonostante la circolazione della variante Delta, i vaccinati hanno ancora probabilità notevolmente inferiori di contrarre l’infezione rispetto ai non vaccinati. Dai dati raccolti dalla contea di Los Angeles durante l’estate, quando i contagi legati alla variante Delta sono aumentati nel sud della California, le persone non vaccinate avevano 5 volte più probabilità di risultare positive rispetto ai vaccinati.

Qual è il rischio di malattia sintomatica nei vaccinati?

Sempre negli Stati Uniti, uno studio recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine ha concluso che l’efficacia dei vaccini Covid “contro qualsiasi malattia sintomatica è considerevolmente inferiore rispetto alla variante Delta”, scendendo da oltre il 90% di inizio anno (prima che Delta diventasse la versione virale dominante) a circa il 65% di luglio.

Determinare a cosa sia dovuto il calo della protezione, tuttavia, è molto complesso in quando oltre alla maggiore contagiosità della variante stessa, a influire potrebbe essere anche il tempo trascorso dalla vaccinazione oltre che l’alleggerimento delle precauzioni già citate. “Non abbiamo prove esaustive di quale sia la causa, ma sappiamo che tutte queste cose che si uniscono sono associate a ulteriori scoperte” ha affermato Rachel Piltch-Loeb , ricercatrice di sanità pubblica presso la Harvard TH Chan School of Public Health.

Quanto un vaccinato deve stare attento per evitare di contrarre l’infezione?

Chiaramente, quando si parla di risposta immunitaria e di protezione indotta dalla vaccinazione, esiste una certa variabilità individuale. Questa diversa capacità è evidente soprattutto nelle persone con ridotte difese immunitarie, che possono risultare più suscettibili all’infezione anche se completamente vaccinate.

Per evitare di contrarre l’infezione, il consiglio è dunque quello di non lasciare che a proteggerci dal contagio sia solo il vaccino: pertanto, per massimizzare la prevenzione è necessario continuare a mantenere comportamenti prudenti, indossare la mascherina e rispettare il distanziamento interpersonale, riducendo le occasioni di raduno con persone non vaccinate, almeno fino a quando il raggiungimento di alti livelli di copertura vaccinale nella popolazione non avrà un impatto sulla riduzione della circolazione virale.

Il rischio è diverso a seconda che ci si trova in aree con un alto numero di vaccinati e livello molto bassi di diffusione del virus nella comunitàha affermato Preeti Malani, specialista in malattie infettive presso l'Università del Michigan – . Il rischio è commisurato a ciò che sta accadendo nella comunità”.

Come si manifesta un “caso lieve” di Covid nei vaccinati?

Come detto, i vaccini conservano un’alta efficacia nel proteggere dalle forme gravi di Covid, ma questo vuol dire che in un certo numero di casi è possibile contrarre l’infezione e sviluppare una forma lieve della malattia.

Per forma lieve si intende una malattia che non richiede il ricovero in ospedale o cure in terapia intensiva, che può manifestarsi con sintomi che, in termini di durata, alcuni studi hanno dimostrato essere sono molto più brevi nei vaccinati. Questi segni di infezione, secondo uno studio pubblicato dai CDC nel mese di giugno e basato su dati precedenti all’impennata di casi legati alla variante Delta, comprendono la presenza di febbre, la cui durata è risultata dimezzata nei vaccinati, così come le giornate di recupero, ridotte del 60% rispetto ai non vaccinati.

Un altro recente studio condotto nel Regno Unito ha indicato che, generalmente, i vaccinati hanno molti meno sintomi dei non vaccinati e che i primi cinque segni di infezione sono mal di testa, starnuti, naso che cola, mal di gola e perdita dell’olfatto. Significativamente inferiori febbre e tosse persistente, che sono invece tra i sintomi più comuni nei non vaccinati.

Qual è il rischio di ricovero per Covid nei vaccinati?

Chi è immunizzato, secondo gli ultimi dati dei CDC, il rischio di ricovero in ospedale è 10 volte inferiore rispetto ai non vaccinati. A rischiare maggiormente sono i più anziani, con condizioni preesistenti, come le malattie cardiovascolari.

I vaccinati possono contagiare le altre persone?

Chi contrare l’infezione, che sia vaccinato o non vaccinato, può trasmettere il virus agli altri, anche se è alcuni studi hanno indicato che la quantità di virus nelle vie respiratorie sembra ridursi più velocemente nei vaccinati. “Tuttavia, anche le persone completamente vaccinate e asintomatiche possono avere abbastanza virus da diffondere alle altre persone – ha affermato Robert Darnell della Rockefeller University – . La variante Delta è molto brava a replicarsi, legare e infettare le cellule”.

Qual è il rischio di Long Covid nei vaccinati?

Anche se non ci sono ancora molti dati, le prime ricerche nei vaccinati non escludono che l’infezione determini lo sviluppo di sintomi persistenti, come affaticamento, mal di testa e nebbia cerebrale, anche se in misura significativamente ridotta rispetto ai non vaccinati. Secondo alcune recenti ricerche condotte nel Regno Unito, le persone vaccinate hanno circa il 50% in meno di probabilità di sviluppare sintomi di Long Covid.

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