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Cosa cambia per le mascherine con le varianti più contagiose: quelle di stoffa sono meno efficaci?

Mascherine più performanti, come le FFP2 e KN95, presto obbligatorie in più Paesi europei per frenare la diffusione delle varianti più contagiose del virus. Oltre a Germania e Austria anche la Francia si sta interrogando sull’obbligo di mascherine con maggiore efficienza filtrante: “L’unica cosa che possiamo fare è migliorare le armi che abbiamo già”.
A cura di Valeria Aiello
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Le mascherine più performanti, come le FFP2, potrebbero presto diventare obbligatorie in più Paesi europei, soppiantando le mascherine in tessuto o chirurgiche finora utilizzate. La Germania ha deciso di fronteggiare la diffusione del coronavirus agendo sulle mascherine indossate dai cittadini, così come la vicina Austria che si sta preparando a introdurre i cosiddetti dispositivi di protezione delle vie respiratorie perché le mascherine di tessuto multistrato non offrono una protezione sufficiente. Anche la Francia si sta interrogando sulla loro efficacia, ritenendo che le mascherine di stoffa, spesso preferite perché possono essere lavate e riutilizzate, non garantiscono l’opportuna protezione.

Le varianti del coronavirus sono più contagiose

A quasi un anno dallo scoppio della pandemia, il fattore chiave alla base delle nuove indicazioni, è la minaccia delle varianti del coronavirus Sars-Cov-2 identificate negli ultimi mesi (inglese, sudafricana e brasiliana) che risultano molto più contagiose del virus originario. In cima alla lista la variante B.1.1.7 emersa nel Sud-Est dell’Inghilterra dove, da minoritaria, è rapidamente diventata quella predominante in tutto il Regno Unito, diffondendosi in almeno 60 Paesi nel mondo, secondo quando riportato nell’ultimo report settimanale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Poiché la variante si trasmette più facilmente, è logico utilizzare maschere con più alta capacità di filtraggio. Non stiamo mettendo in dubbio le maschere utilizzate fino ad ora, ma poiché non abbiamo nuove armi contro i nuovi ceppi, l’unica cosa che possiamo fare è migliorare le armi che abbiamo già” ha affermato Danel Camus dell’Istituto Pasteur di Lille, citato dal media britannico The Guardian.

Non tutte le mascherine proteggono allo stesso modo

La differenza tra una mascherina di stoffa, una chirurgica e una di seconda categoria, come una FFP2 o KN95, risiede loro efficienza filtrante: a parte le prime, per cui non esiste una stima esatta di questa capacità, non rispettando alcuno standard di costruzione e non garantendo alcuna protezione contro i virus o le varianti mutate per la mancanza del filtro, le specifiche delle altre tipologie sono ampiamente descritte dal momento che si tratta di dispositivi di protezione definiti da norme tecniche e di sicurezza a seconda dell’uso per cui sono destinate. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che il loro impiego diffuso può letteralmente abbattere il tasso di infezione grazie al potere filtrante, oltre a mostrare chiaramente la riduzione di particelle di virus che liberiamo nell’ambiente.

Offrendo una protezione meccanica, filtrando dunque le particelle infette presenti nell’aria e quelle esalate con il respiro, maggiore è l’efficienza del filtro, più alta è la probabilità di intrappolare le particelle. Nel dettaglio, le mascherine chirurgiche sono progettate per una protezione in uscita, vale a dire per proteggere gli altri dai droplet respiratori, con una capacità filtrante verso l’esterno del 95% e del 20% verso chi la indossa. Le mascherine di seconda categoria senza valvola sono invece progettate per proteggere chi le indossa e gli altri, con una capacità filtrante delle particelle sospese nell’aria di almeno il 94% per le FFP2 e del 95% per le KN95, sia in entrata che in uscita. Un più alto livello di protezione è assicurato dalla mascherine utilizzate dagli operatori sanitari, quelle di categoria 3 (FFP3 o N100) che, senza valvola, hanno una capacità filtrante di almeno il 99% delle particelle sospese nell’aria sia verso l’esterno sia dall’esterno verso chi le indossa.

Con il timore che le varianti più contagiose si diffondano rapidamente anche nei Paesi dove si stanno registrando i primi casi, la preoccupazione è che “le cose diventino estremamente difficili, soprattutto a marzo – ha ammesso Karine Lacombe, responsabile delle Malattie infettive dell'ospedale Saint Antoine di Parigi – . Se il numero di ricoveri nelle unità di terapia intensiva aumenterà, probabilmente avremo bisogno di misure più restrittive rispetto al coprifuoco” in Francia anticipato dalla scorsa settimana alle 18. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel ha affermato che la maggiore contagiosità della variante B.1.1.7 è alla base della decisione del Governo tedesco di introdurre l’obbligo di mascherine FFP2 ed estendere le misure di lockdown, con scuole, asili, negozi non essenziali e parrucchieri che rimarranno chiusi fino ad almeno il 14 febbraio.

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