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Covid 19

Coronavirus, i farmaci anti HIV non sembrano efficaci: uno studio rileva risultati deludenti

Un team di ricerca cinese ha determinato che i farmaci antiretrovirali lopinavir e ritonavir non sembrano essere efficaci nel contrasto alla COVID-19, l’infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2. I pazienti trattati non hanno mostrato miglioramenti clinici o un tasso di mortalità ridotto rispetto a quelli sottoposti a terapia standard. I risultati dovranno comunque essere confermati da indagini più approfondite.
A cura di Andrea Centini
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L'accoppiata di farmaci antiretrovirali contro l'HIV lopinavir e ritonavir potrebbe non essere efficace nel trattamento della COVID-19, l'infezione scatenata dal nuovo coronavirus emerso in Cina SARS-CoV-2. Ad oggi i due principi attivi sono contemplati tra i medicinali più promettenti nel contrasto alla patologia. A determinare la possibile inefficacia dei farmaci è stato un team di ricerca cinese guidato da scienziati del Centro di Medicina Respiratoria presso il National Clinical Research Center for Respiratory Diseases, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del China–Japan Friendship Hospital, della Capital Medical University, del Peking Union Medical College dell'Accademia Cinese delle Scienze.

Gli scienziati, coordinati dal professor Bin Cao, docente presso il Dipartimento di Medicina Polmonare e Terapia Intensiva dell'istituto di Pechino, sono giunti alla loro conclusione dopo aver somministrato il lopinavir e il ritonavir a un gruppo di pazienti affetti da coronavirus e ricoverati in gravi condizioni. Lo studio, non in doppio cieco (dunque gli scienziati sapevano a chi venivano infusi i medicinali), ha visto il coinvolgimento di 199 pazienti; 99 trattati con la coppia di principi attivi, mentre i restanti cento sono stati trattati con la terapia standardizzata contro la COVID-19. Ai pazienti cui sono stati somministrati i due medicinali, utilizzati da un decennio nel contrasto all'HIV, sono state infuse due dosi da 400 milligrammi e 100 milligrammi, due volte al giorno per 14 giorni.

Al termine del periodo di follow-up, incrociando tutti i dati il professor Cao e colleghi hanno determinato che non si è registrato un miglioramento clinico nei pazienti trattati con i due farmaci rispetto a quelli sottoposti alle cure standard; non sono state rilevate differenze significative in termini di mortalità, mentre la carica di RNA virale rilevata nella gola dei pazienti è rimasta simile tra i due gruppi. In altri termini, il trattamento sembrerebbe praticamente inefficace nel contrasto alla COVID-19. In realtà tra i pazienti trattati con lopinavir e ritonavir si è registrato un numero leggermente inferiore di decessi, ma il campione era troppo piccolo e dunque viene considerato statisticamente non significativo. Inoltre, tra i pazienti migliorati, quelli trattati con i due antiretrovirali hanno mostrato segnali positivi un giorno prima rispetto a quelli non trattati (media 16 giorni). Si tratta di piccolissimi vantaggi che nell'ambito dello studio non hanno avuto un peso determinante.

Nonostante i risultati deludenti, Cao e colleghi sottolineano che la ricerca aveva alcuni limiti è che è ancora troppo presto per giungere a delle conclusioni. A esempio, non essendo stato uno studio in doppio cieco, i medici sapevano chi avrebbero trattato con i farmaci e ciò potrebbe aver condizionato l'intero processo sperimentale. Inoltre tutti i pazienti trattati erano molto gravi e con un significativo danno tissutale ai polmoni, quindi non è detto che in una fase precoce i farmaci possano dare risultati sensibilmente migliori. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica New England Journal of Medicine.

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