Coronavirus e allergia di primavera: c’è il rischio di confondere i sintomi? Cosa dice l’esperto
Con l'arrivo della bella stagione si stanno riaffacciando anche alcune forme di allergia, che quest'anno "conviveranno" con la diffusione del coronavirus in Italia. L'allergia, come spiega l'Istituto Humanitas, è una condizione legata a una “risposta eccessiva da parte del sistema immunitario al contatto con una sostanza esterna considerata dannosa (allergene)”. Nel caso specifico stiamo parlando delle allergie da polline o pollinosi, scatenate dal contatto con i granuli rilasciati dalle piante durante il periodo riproduttivo. Tra quelle principalmente responsabili delle allergie ci sono le graminacee che rilasciano pollini tra aprile e giugno; le cupressacee che lo fanno tra da febbraio e marzo; le betullacee fra gennaio e maggio e la parietaria da marzo fino a ottobre. Quando i pollini entrano in contatto con le mucose di occhi, naso e gola, nei soggetti predisposti si determina la risposta immunitaria anomala, col rilascio di istamina e la comparsa di sintomi caratteristici: fra essi, come indicato dall'Humanitas, vi sono “problematiche a carico del respiro, che può diventare affannoso”; degli occhi che “possono diventare rossi, prudere e lacrimare”; del naso che “può chiudersi come se si avesse un raffreddore e dare vita a uno scolo liquido”; e della pelle “con diverse manifestazioni che possono andare dall'arrossamento alla desquamazione”. Come specificato, questa primavera le allergie stagionali si svilupperanno durante la pandemia di coronavirus, e per capire se c'è il rischio di confonderne le manifestazioni con alcuni sintomi della COVID-19 abbiamo contattato il professor Fabrizio Pregliasco, virologo del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano, Vice Presidente Nazionale dell’A.N.P.A.S. (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) e Direttore Sanitario della Casa di Cura Ambrosiana SRL di Cesano Boscone. Ecco cosa ci ha risposto.
Professor Pregliasco, siamo nel periodo in cui si manifestano le allergie di stagione, c'è il rischio di poter confonderne i sintomi con alcuni di quelli scatenati dal coronavirus?
Per fortuna la maggior parte delle persone allergiche sa di esserlo e riconosce i sintomi premonitori, che sono abbastanza tipici dell'allergico. È chiaro poi che ci sono anche allergici che lo diventano. Potrebbe non sempre essere facilissimo fare distinzione, possono esserci delle situazioni simili, come ad esempio l'arrossamento agli occhi, che è una delle forme di presentazione dell'infezione. Però in genere tra le forme cliniche delle allergie ci sono gli starnuti a salve, come un “etcì, etcì, etcì” ripetuto, inoltre cola il naso con liquido trasparente. Questi sono elementi abbastanza caratterizzanti. E poi non c'è febbre, oppure c'è una febbricola, quindi questo dovrebbe portare a discernere tra le due condizioni. L'unico dettaglio è appunto l'arrossamento della cornea, un elemento che a volte c'è nelle allergie e che potrebbe essere una parte della clinica. Purtroppo la congiuntivite fa parte delle manifestazioni cliniche della COVID-19.
Essere allergici potrebbe rendere più suscettibili all'infezione?
No, non c'è alcun legame.
Si parla della possibilità di vietare l'attività fisica all'aperto perché pare che molte persone se ne stiano approfittando un po' troppo. Cosa ne pensa?
Sarebbe un peccato, però…sono diventati tutti runner. Sono degli irresponsabili, questa cosa deve essere fatta con buon senso.
Alla luce della situazione attuale, quando pensa che finirà l'emergenza?
Si va avanti, si va avanti. Ci vorrà maggio. Diciamo fine aprile, ma vedremo la luce solo da maggio.