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Coronavirus, confermato il primo caso di un cane contagiato: positivo al secondo tampone

Un volpino di pomerania è il primo cane contagiato dal nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2). Il “basso livello di contaminazione” riscontrato con un primo tampone è stato infatti confermato dal secondo dalle autorità di Hong Kong. Il cane comunque non è malato e soprattutto si ritiene non infettivo, ma solo positivo. Anche con la SARS ci furono rari casi di animali domestici positivi al virus, ma nessuno si ammalò o contagiò le persone.
A cura di Andrea Centini
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Il cane contagiato con la sua proprietaria. Credit: facebook/South China Morning Post
Il cane contagiato con la sua proprietaria. Credit: facebook/South China Morning Post
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Il primo caso di un cane positivo al nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2) è stato confermato. Si tratta del volpino di pomerania di una donna di Hong Kong risultata affetta dalla COVID-19, l'infezione respiratoria scatenata dal patogeno emergente. La donna aveva sviluppato i sintomi attorno alla metà di febbraio, e gli operatori sanitari decisero di fare il tampone faringeo anche al suo cane. Dalle analisi emerse una “positività debole” al coronavirus, così il Dipartimento per l'Agricoltura, la Pesca e la Conservazione (AFCD) di Hong Kong decise di metterlo in quarantena in attesa delle analisi di conferma. Le autorità cinesi, come dichiarato dal South China Morning Post, grazie a un nuovo tampone hanno potuto confermare la positività di basso livello, dunque il cane è risultato infettato dal coronavirus, ma ciò non significa né malato né infettivo.

La bassa concentrazione virale riscontrata nel volpino aveva lasciato supporre che potesse trattarsi di una possibile contaminazione ambientale, derivata dal contatto con muso e lingua su superfici "infettate" dalla padrona, ma ora col secondo tampone ne è stato confermata la positività. Gli esperti confermano comunque che il volpino non è malato e ritengono che non sia in grado di trasmettere l'infezione. Risulta solo debolmente positivo, e molto probabilmente è rimasto contagiato dai suoi padroni.

Allo studio del caso cane sta partecipando anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che con una dichiarazione del responsabile tecnico del programma per le emergenze Maria Van Kerkhove aveva confermato la positività del primo tampone. Nella pagina dedicata ai “miti da sfatare” sul patogeno emergente, l'OMS aveva indicato che “non ci sono prove che animali da compagnia / animali domestici come cani o gatti possano essere infettati dal nuovo coronavirus”, pur sottolineando l'importanza di lavarsi sempre le mani con acqua e sapone dopo averli toccati. “Questo ti protegge da vari batteri comuni come Escherichia coli e Salmonella che possono passare dagli animali domestici all'uomo”, si legge nel comunicato. È verosimile che dopo la conferma del primo cane positivo vengano fatte delle modifiche al testo.

La positività “fa ipotizzare che in qualche misura il virus si sia replicato negli organi del cane”, ha dichiarato al Corriere della Sera il professor Canio Buonavoglia, docente di Malattie Infettive presso il Dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Bari. “Potrebbe trattarsi di un passaggio occasionale del virus dai proprietari verso il cane. Il che può accadere conoscendo i coronavirus che sono virus molto abili a muoversi da una specie a un’altra. Ma questa informazione va presa con le pinze. Perché al momento abbiamo un dato unico, che potrebbe anche non significare niente. Anche il virus della Sars vent’anni fa ha avuto una fase di passaggio nei gatti, ma questo non ha comportato una valutazione epidemiologica significativa”, ha aggiunto l'esperto.

Gli ha fatto eco la professoressa Vanessa Barrs della City University di Hong Kong, intervistata dal South China Morning Post: “Questi risultati dei test suggeriscono che il cane ha un basso livello di infezione, che è stato riscontrato anche in diversi animali domestici durante l'epidemia di Sars nel 2003”. “L'esperienza precedente con la SARS suggerisce che cani e gatti non si ammaleranno o non trasmetteranno il virus all'uomo”, ha aggiunto l'esperta, ricordando che ci fu un piccolo gruppo di animali domestici risultati positivi alla "sindrome respiratoria acuta grave" ma che nessuno si ammalò. “È importante sottolineare che non ci sono prove di trasmissione virale da cani o gatti agli esseri umani”, ha aggiunto la professoressa Barrs, esortando i proprietari di animali domestici a non farsi cogliere dal panico da questa notizia, dato che non c'è alcun motivo per cui allarmarsi.

Secondo il professor David Hui Shu-cheong, docente di malattie infettive dell'Università Cinese, per la conferma definitiva della positività mancherebbe ancora il risultato di un esame fondamentale, quello del sangue per la verifica della risposta anticorpale, dal quale si può capire se effettivamente c'è stata replicazione del virus nelle sue cellule. Non è chiaro se questo esame sia stato già fatto o meno dalle autorità. Il cane comunque è in perfetta salute e sta “scontando” i suoi giorni di quarantena in attesa di poter tornare dalla sua famiglia, anche se la sua padrona di 60 anni risulta ancora ricoverata. Gli esperti consigliano di non toccare e baciare i propri cani e gatti nel caso in cui si sospettasse di avere un'infezione da coronavirus, proprio come non si farebbe con le persone.

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