Come riconoscere di quale tipo di mal di testa stai soffrendo
Non tutti i mal di testa sono uguali. Alcuni provocano attacchi localizzati in una parte della testa, altri la fanno pulsare anche ore. Per sapere con quale tipo di mal di testa abbiamo a che fare, serve riconoscere quali sono i suoi sintomi e, a questo scopo, esistono diversi sistemi di classificazione che agevolano l’identificazione della patologia di cui si sta soffrendo. Il più riconosciuto è il sistema di Classificazione Internazionale delle Cefalee (ICHD-3) redatto dalla International Headache Society (IHS) che indica i criteri diagnostici e le caratteristiche specifiche dei diversi tipi di mal di testa.
Come riconoscere il mal di testa
Per semplificazione, i mal di testa può essere distinti in due grandi categorie: cefalee primarie, in cui il dolore rappresenta la patologia stessa, e cefalee secondarie, che derivano da altre condizioni, come nevralgie dolorose e altri disturbi cefalalgici. Le cefalee di tipo primario rappresentano la maggioranza dei casi (si stima che circa la metà della popolazione mondiale abbia sperimentato una qualsiasi forma di cefalea nell’ultimo anno) e possono essere determinate dalla predisposizione del soggetto: tra le principali, troviamo la cefalea di tipo tensivo, l’emicrania (con o senza aura), la cefalea a grappolo episodica o cronica.
Cefalea di tipo tensivo
Può essere episodica o cronica, con localizzazione bilaterale, di intensità lieve o media, associata o meno a dolore dei muscoli del collo e della mandibola. Generalmente, gli attacchi non compromettono le normali attività della vita quotidiana e, nella forma episodica, durano dai 30 minuti a una settimana, con una frequenza inferiore ai 15 giorni al mese. Vomito e nausea sono assenti, può essere presente fotofobia oppure fonofobia, ma non entrambe. Il dolore è tipicamente compressivo-costrittivo (non pulsante) e non è gravato dall’attività fisica di routine, come camminare o salire le scale.
Emicrania
L’emicrania è la forma di cefalea disabilitante più comune. La più frequente è quella senza aura, caratterizzata localizzazione unilaterale, attacchi di intensità medio-forte e dolore di tipo pulsante, aggravato da – o in grado di limitare – le attività fisiche di routine, spesso associato alla presenza di nausea e/o vomito, fotofobia e fonofobia. La natura di ciascun attacco può essere difficile da comprendere e facilmente confusa con episodi di cefalea simil-cranica. Gli attacchi emicranici sono periodici, separati da intervalli, hanno una durata che può variare dalle 4 alle 72 ore. Pertanto, per una corretta diagnosi, è necessario che si siano verificati almeno cinque episodi.
Più rara, invece, l’emicrania con aura, che comprende uno o più sintomi (visivi, sensitivi, parola/linguaggio, motori, del tronco encefalo, retinici) completamente reversibili, e almeno due delle seguenti quattro caratteristiche: 1) uno o più sintomi di aurea che si sviluppano gradualmente in più di cinque minuti o due sintomi che si verificano in successione; 2) ogni singolo sintomo ha una durata di 5-60 minuti; 3) almeno un sintomo di aura è unilaterale; 4) l’aura è accompagnata – o seguita entro 60 minuti – da cefalea.
Cefalea a grappolo
La cefalea a grappolo è caratterizzata da attacchi di intensità severa o molto severa di particolare periodicità, con frequenza compresa tra 1 ogni due giorni e 8 al giorno, accompagnati da dolore unilaterale, in sede orbitaria, sovraorbitaria e/o temporale, della durata di 15-180 minuti. Agli episodi possono essere associati uno o più sintomi, come lacrimazione, congestione nasale, edema palpebrale, sudorazione facciale e frontale, sensazione di orecchio pieno, diminuzione del diametro della pupilla o ptosi palpebrale.
Può essere episodica (almeno due periodi attivi – i “grappoli” – che durano da 7 giorni ad 1 anno, intervallati da periodi di remissione di almeno 1 mese. Il periodo di “grappolo” dura abitualmente da 2 settimane a 3 mesi) oppure cronica, con attacchi senza fasi di remissione o periodi di remissione che durano meno di 1 mese per almeno un anno.
Nevralgie trigeminali e altri disturbi
Tra le neuropatie dolorose craniche, la nevralgia trigeminale è la forma di cefalea che si verifica per l’infiammazione di una o più divisioni del nervo trigemino. Nella forma classica, il dolore è ricorrente, con attacchi che durano da frazioni di secondo ai 2 minuti, di tipo trafittivo o puntorio, senza irradiazione oltre la distribuzione trigeminale. Se molto intenso, può provocare la contrazione dei muscoli laterali del volto (tic doloroso). Possono essere presenti sintomi autonomici, come lacrimazione e/o arrossamento dell’occhio.
La nevralgia trigeminale può anche essere attribuita a Herpes zoster in presenza o meno di eruzioni herpetiche nel territorio di una o più branche trigeminali, con dolore facciale e/o cranico unilaterale di durata inferiore a 3 mesi. Altre forme di dolore possono essere associate a disturbi di cranio collo, occhi, orecchie, naso, denti, bocca, altre strutture facciali o craniche oppure a diversi disturbi cefalagici e altre particolari condizioni.