Come nasce la chioma di una Cometa?
In attesa del risveglio di Philae, la missione Rosetta continua a lavorare e a svelarci tutti gli interessanti segreti che soltanto un’osservazione ravvicinata come quella effettuata sulla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko può regalare.
I pennacchi della cometa
L’ultima scoperta, in via di pubblicazione sulla rivista Astronomy and Astrophysics, sarebbe stata semplicemente impossibile se gli scienziati avessero avuto a disposizione soltanto i telescopi, siano essi spaziali o terrestri. Lo spettrografo Alice, contributo NASA alla missione, ha esaminato la composizione chimica dell’atmosfera della cometa, o chioma, nello spettro del lontano ultravioletto. Si tratta di lunghezze d’onda ideali per individuare alcuni tra gli elementi maggiormente presenti nell’Universo come idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto.
I ricercatori si sono concentrati sulla natura di quei pennacchi composti da acqua ed anidride carbonica che vengono emessi dalla superficie della cometa come prodotto del calore solare. Per fare questo hanno guadato alle emissioni di idrogeno ed ossigeno che risultano dalla “rottura” delle molecole di acqua, evidenziando che tale processo sembra avvenire in due fasi.
Formazione in due fasi
In un primo momento, un fotone emesso dal Sole va a colpire la molecola d’acqua della chioma di una cometa e la ionizza. L’elettrone così emesso colpisce a sua volta un’altra molecola d’acqua che si dividerà nei due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno che la compongono: questo fenomeno causa naturalmente la produzione di energia ma anche l’emissione di luce ultravioletta che può essere così facilmente rintracciata da uno strumento come Alice. Un processo analogo è stato osservato nel caso dell’impatto di un elettrone con una molecola di anidride carbonica.
Cometa verso il Sole
Attualmente i ricercatori sono in attesa di vedere come si presenteranno quei pennacchi man mano che la cometa si avvicinerà al perielio, previsto per agosto: saranno certamente più attivi e ancor più interessante sarà osservarli per studiare anche gli effetti della loro interazione con il vento solare.