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Come le stagioni influiscono sul nostro cervello

Più attenti d’estate, più propensi ad immagazzinare dati in autunno: così ottimizziamo le nostre risorse per svolgere i compiti.
A cura di Nadia Vitali
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Che le stagioni influiscano sul nostro umore, o quanto meno su quello di molti, è un fatto noto a tutti. Che siano addirittura in grado di incidere sui nostri processi cognitivi è quello che sostengono gli autori di uno studio recentemente pubblicato da PNAS, dopo aver dimostrato che i ritmi biologici annuali legati al ciclo delle stagioni hanno un effetto sulle risorse impiegate dal cervello per svolgere i propri compiti.

Christelle Meyer, dell'università di Liegi, ha sottoposto, assieme ai suoi colleghi, 28 volontari a risonanza magnetica funzionale, osservandone l'attività cerebrale mentre questi erano intenti a eseguire diversi test: naturalmente i dati sono stati raccolti in diversi momenti dell'anno.

È stato riscontrato un maggior grado di attenzione durante l'estate, con il picco massimo che sembra collocarsi proprio in corrispondenza del solstizio estivo a cui fa da contraltare un picco minimo, durante il solstizio invernale. Gli equinozi autunnali e primaverili, con le loro durate analoghe delle ore di luce e di buio, sono i momenti dell'anno attorno a cui si collocano i picchi massimi di attività delle aree cerebrali coinvolte nella raccolta dei dati, nella loro conservazione, nel confronto tra le informazioni; molto meglio la memoria a breve termine autunnale rispetto a quella primaverile.

Queste oscillazioni, tuttavia, non risultano avere effetti sulle performance finali ma sono riscontrabili esclusivamente attraverso l'osservazione dell'attività cerebrale: quello che cambia sono le risorse attivate per raggiungere gli stessi risultati, presumibilmente sulla base di quelle capacità cognitive che risultano più efficienti durante la stagione in corso.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, queste differenze pare che non abbiano alcuna connessione né con gli ormoni, ad esempio la melatonina, né con parametri come, ad esempio, il ciclo sonno-veglia. Questo indicherebbe che l'influsso delle stagioni sulle funzioni cerebrali potrebbe essere addirittura più intenso di quanto ipotizzato fino ad oggi, con riflessi su ciascuno specifico processo cognitivo. Certamente un ulteriore aspetto misterioso del nostro cervello sul quale indagare.

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