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Come il veleno della vespa brasiliana può uccidere le cellule tumorali

Lo spiegano i ricercatori dell’Università di Leeds, autori di uno studio sulle proprietà di questo piccolo insetto.
A cura di Nadia Vitali
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Il veleno di una vespa sudamericana potrebbe essere utilizzato come componente utile alla lotta contro il cancro, stando a quelli che sono i risultati di uno studio condotto dalla University of Leeds.

Un gruppo di ricercatori ha infatti constato che la vespa della specie Polybia paulista è solita proteggere se stessa dagli attacchi producendo un veleno che conterrebbe un potente ingrediente antitumorale; i risultati del lavoro sono stati resi noti attraverso un paper pubblicato dal Biophysical Journal.

La tossina presente nel veleno – chiamata MP1 – sarebbe in grado di uccidere selettivamente le cellule cancerose lasciando inalterate quelle sane: il meccanismo è stato evidenziato osservando come MP1 interagisca con le molecole grasse distribuite in maniera anomala sulla superficie delle cellule cancerose, creando così degli ampi buchi che fanno fuoriuscire le molecole fondamentali al funzionamento delle stesse cellule.

Secondo il dottor Paul Beales della School of Chemistry dell'ateneo britannico, uno degli autori della ricerca, le terapie anticancro che si rivolgono ad attaccare la composizione lipidica delle membrane cellulari potrebbero dare origine ad una nuova classe di farmaci anticancro: farmaci che potrebbero essere utilizzati in combinazione con altri medicinali, secondo un approccio che tratta il tumore attaccando simultaneamente le cellule cancerose da più punti.

Ad oggi non era stato ancora chiarito in che modo MP1 riuscisse a selezionare le cellule cancerose da quelle sane, distruggendo solo le prime: il dottor João Ruggiero Neto della São Paulo State University, Brasile, sospetta che la ragione di questo comportamento risieda nelle proprietà uniche delle membrane delle cellule tumorali.

Test di laboratorio hanno dimostrato che MP1 inibisce la proliferazione delle cellule tumorali: un risultato promettente ma che giunge da una fase ancora preliminare dello studio. Nelle fasi successive i ricercatori punteranno ad alterare la sequenza degli aminoacidi per esaminare il modo in cui la struttura di questo peptide è correlata alle sue funzioni. L'obiettivo sarà quello di potenziarne, eventualmente, anche le proprietà selettive per future applicazioni mediche: in ogni caso, sarà una strada piuttosto lunga, anche se il cammino è bene iniziato.

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