Come funziona il cuore artificiale trapiantato per la prima volta negli USA (e a Napoli)
Grazie al primo trapianto di cuore completamente artificiale eseguito negli Stati Uniti, una squadra di chirurghi dell'ospedale dell'Università Duke ha salvato la vita a un uomo di 39 anni colpito da una grave insufficienza cardiaca improvvisa. Il giovane, Matthew Moore di Shallotte, dopo una prima diagnosi del disturbo cardiaco era stato indirizzato verso un normale bypass, tuttavia le sue condizioni di salute sono precipitate in modo talmente repentino che l'intervento non sarebbe stato più sufficiente, inoltre a causa dell'instabilità il paziente non era più considerato idoneo per un tradizionale trapianto di cuore. L'unica opzione rimasta in mano ai medici era quella di optare per un cuore artificiale, la stessa tipologia all'avanguardia che l'Unione Europea ha approvato a gennaio di quest'anno.
Nello specifico si tratta di un TAH (acronimo di total artificial heart), messo a punto dall'azienda francese specializzata CARMAT, il cui modello si chiama Aeson. Lo stesso cuore bioartificiale è stato impiantato quasi contemporaneamente in un pionieristico intervento eseguito presso l’ospedale Monaldi di Napoli su un paziente di 56 anni, anch'egli non considerato idoneo per un trapianto tradizionale. L'uomo, attualmente ricoverato in prognosi riservata a causa dell'estrema delicatezza dell'operazione, viene considerato in condizioni stabili. Anche Matthew Moore è ancora ricoverato in ospedale; la speranza dell'equipe guidata dai professori Jacob Schroder e Carmelo Milano è che possa stabilizzarsi al più presto e tornare a casa con il suo nuovo organo artificiale. L'obiettivo finale è quello di poterlo sottoporre quanto prima al trapianto di un cuore vero da donatore.
Il TAH si compone di quattro valvole biologiche (di tessuto bovino), due ventricoli e due pompe necessarie a pompare il sangue nell'organismo, esattamente come fa il cuore naturale. Pesa il triplo di un cuore umano e ha una resistenza prevista di circa 5 anni, per un totale 230 milioni di battiti. La batteria (al litio) è esterna. Questi cuori artificiali non sono infatti pensati per essere "perenni", ma per salvare la vita a pazienti allo stato terminale che necessitano di un trapianto urgente, non oltre i 6 mesi. Al momento sembra svolgere più che egregiamente la propria funzione, come evidenziano i risultati preliminari dei primi impianti. “Siamo incoraggiati dal fatto che il nostro paziente stia andando così bene dopo l'operazione di lunedì”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Milano, esperto di trapianti e ricercatore principale dello studio su Carmat Aeson in sperimentazione presso l'Università Duke. “Mentre valutiamo questo dispositivo, siamo entusiasti e fiduciosi che i pazienti che altrimenti avrebbero poche o nessuna opzione possano avere un'ancora di salvezza”, hanno aggiunto i medici dell'equipe operatoria.
“A causa della carenza di cuori donatori, molti pazienti muoiono in attesa di un trapianto di cuore”, ha affermato il dottor Schroder, che ha coordinato l'operazione sul giovane americano. “Speriamo in nuove opzioni per aiutare questi pazienti, molti come il signor Moore che sviluppano una malattia devastante non risultano idonei per un trapianto”. La Food and Drug Administration (FDA) ha approvato lo studio “Carmat Total Artificial Heart as a Bridge to Transplant in Patients With Advanced Heart Failure (EFICAS)” che valuterà l'effettiva efficacia del cuore bioartificiale francese su dieci pazienti. I primi interventi eseguiti in Italia e negli Stati Uniti lasciano comunque ben sperare per questa rivoluzionaria tecnologia in sala operatoria.