Cinque motivi per cui la Pnl non avrà successo
La Programmazione neuro linguistica (Pnl) sembra la panacea in grado di trasformare la pecora che alberga in noi in un leone: dal coaching al successo politico e amoroso, fino a combattere la depressione e diventare dei leader. Peccato che ad oggi continui ad essere una pseudo-scienza.
1. Le origini
I fondamenti partono dall'epoca in cui esplode la moda New age negli anni '70 in California. Il fondatore sarà Richard Bandler a cui si aggiungerà il linguista John Grinder. La locale università di Santa Cruz sarà il primo polo di diffusione della nuova disciplina. Le basi rimangono da allora puramente teoriche, mischiando il lavoro di psicoterapeuti quali Satir, Erickson e Peris coi grandi sistemi teorici di linguisti come Bateson e Chomsky. Su Wired è possibile trovare maggiori approfondimenti in merito.
2. Imitare per cambiare
In sostanza la Pnl si basa sullo studio del comportamento pubblico delle persone di successo, promettendo che acquisendolo si possa diventare come loro. Ma l'imitazione potrà certamente far credere che siamo esperti e capaci in qualcosa, mentre difficilmente ci darà la sostanza che ha reso naturalmente brillanti e sicure le persone di successo. Per lo meno nessuno studio lo conferma. Semmai le ricerche in merito dimostrano il contrario. Per maggiori approfondimenti invitiamo alla lettura della apposita pagina dedicata su Sketic's dictionary.
3. La Pnl non aiuta i suoi stessi fondatori
Bandler ha citato in giudizio Grinder per milioni di dollari. I due guru della Pnl non sembrano avere avuto grossi giovamenti dalle loro stesse scoperte, che per la verità sono un collage di teorie attinte dalla linguistica e dalla psicoterapia – in contesti totalmente diversi – per lo più obsolete; come quella in base al quale sarebbe possibile capire se una persona mente da come muove gli occhi. Quante volte ci è capitato di sentirlo in Tv? Ciò che stupisce è che si pretenda di mettere un marchio su quelle che dovrebbero essere delle scoperte scientifiche, come se gli esseri umani fossero dei robot e la loro psiche un software.
4. Solo dati aneddotici in supporto
Già dal 1985 l'American psychological association ha messo in evidenza con una ricerca l'assenza di veri e propri dati empirici in supporto ad una disciplina che nel suo nome annovera tanto la linguistica quanto la neurologia. Per lo più abbiamo testimonianze che non ci fanno capire dove finisce l'effetto placebo e comincia il giovamento reale correlato alla Pnl – al netto delle tesi cooptate da altre discipline – sulle quali i piennellisti non sembrano aver dato alcun valore aggiunto. A tal proposito è interessante anche lo studio pubblicato nel 1996 sul Journal of Accelerative Learning & Teaching.
5. Il gatto piennellista
Tuttavia è molto difficile capire cosa sia o non sia Pnl dal momento che non è mai stato fissato alcuno standard e gran parte degli assunti sono abbastanza vaghi. Non esistono linee guida che possano impedire a qualcuno di presentarsi come Master practitioner o Pnl master trainer. Esiste un'ampia variabilità degli assunti attualmente diffusi e disaccordi sui modelli: su cosa sia o non sia Pnl. Nel 2009 il presentatore britannico Chris Jackson è riuscito a registrare il suo gatto dal Consiglio britannico della Programmazione neuro linguistica (BBNLP), successivamente i responsabili si sono difesi sostenendo che l'associazione non si occupa di certificare le credenziali dei membri. Facciamo comunque notare che almeno i benefici dati dall'interagire con animali domestici sono ampiamente dimostrati.