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Cinque bufale sul motore perpetuo

La Rete pullula di post che presentano l’ennesimo motore perpetuo, che se reso pubblico ci permetterebbe di far funzionare ogni sistema senza alimentazione alcuna. Purtroppo di vero c’è ben poco.
A cura di Juanne Pili
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Teniamo in mente l'Abc: ho dell'energia potenziale inutilizzata che converto in energia cinetica producendo lavoro; questo consiste – detto a grandi linee – nel dissipare dell'energia che andrà perduta. In un sistema chiuso, se voglio produrre lavoro, ad un certo punto finirò tutta l'energia necessaria. Poniamo il caso che si riesca a recuperare l'energia dissipata: è un altro lavoro, al limite rimetteremo nel circuito solo una parte. Un motore perpetuo funzionante, per esistere dovrebbe essere in grado di generare lavoro senza consumare energia, ovvero, una contraddizione gigantesca. Ecco le principali cinque bufale sul motore perpetuo:

Motore a energia cosmica di Tesla

Nikola Tesla potrebbe essere definito il jolly delle teorie di complotto legate a qualsiasi forma di energia ostracizzata dalla comunità scientifica e – perché no – dai "poteri forti". I fatti sul suo conto sono stati distorti fino a metterlo in relazione alla meccanica quantistica e alle tesi New age. L'Edison tech center ha pubblicato un listato in dieci punti sulle principali false tesi e invenzioni a lui attribuite. Una di queste ha probabilmente ispirato Elon Musk nel fondare la Tesla motors. Infatti al grande scienziato viene attribuita anche l'invenzione di un'automobile elettrica alimentata con "energia cosmica".

Magneti Permanenti

Parliamo del motore a magneti permanenti di Perendev. Alla base del suo funzionamento l'idea che si possa generare un moto perpetuo sfruttando il magnetismo. Il problema non è tanto questo, quanto nella possibilità di conservare perpetuo il suo funzionamento, nel momento in cui lo si dovrebbe usare per compiere un lavoro, a quel punto infatti le leggi della termodinamica incomberebbero sul meccanismo senza pietà. Il detentore del brevetto, nonché citatissimo divulgatore della "scoperta" è Mike Brady, in carcere dal 2010 per frode. I soldi che chiedeva per finanziare l'invenzione li spese in auto costose, alimentate in maniera "tradizionale".

Elettrolisi super-efficiente

Sulla possibilità di utilizzare l'elettrolisi per alimentare celle a combustibile di idrogeno parla anche Jeremy Rifkin in diversi studi, come "Economia all'idrogeno" (Mondadori, 2002). Egli stesso però ne ammette i limiti. Se per produrre idrogeno e ossigeno dall'acqua spendo energia (in questo caso elettrica) in un sistema che ci interessa per produrla (per esempio come accumulatore negli impianti fotovoltaici), il problema è proprio l'efficienza ridotta. In generale l'elettrolisi non è proprio il massimo se vogliamo produrre più energia di quanta ne consumiamo. Addirittura c'è stato chi come Stanley Meyer sosteneva di aver inventato una pila ad acqua in grado di funzionare autonomamente, colpendola "con la sua stessa frequenza di risonanza molecolare". Affermazione molto New age, quanto poco scientifica. A smontare definitivamente le tesi di Meyer ci penserà Philip Ball, come riportato in un articolo di Nature del 2007.

Motore a turbina ad implosione

Il principio di funzionamento dei motori meccanici attuali è la liberazione di calore per generare pressione da convertire in lavoro. Con le turbine a implosione si seguirebbe il processo inverso: raffreddare per causare aspirazione e produrre il vuoto, generando lavoro. Energia dal vuoto, insomma. Tra i primi a sperimentare questa tecnologia l'austriaco Viktor Schauberger. Il mezzo privilegiato del motore sarebbe l'acqua, ed anche in questo caso verrebbe a generarsi un moto perpetuo in grado di conservarsi mentre produce lavoro. Insomma, siamo sempre al di là delle leggi fisiche più basilari. Va detto a onor del vero che Schauberger non sostenne mai di aver inventato un motore perpetuo, dichiarò soltanto di sfruttare il "potere naturale della Terra" – concetto molto vago – tutta la nostra esistenza deriva dai "poteri naturali" del nostro pianeta. I nazisti si interessarono ai suoi studi, vedendoci un po' quel che volevano loro, senza ottenere risultati rilevanti.

Fusione fredda

Di questa tecnologia si parla da tempo, pensiamo alle affermazioni di Martin Fleischmann e Stanley Pons, che nel 1989 dichiararono la possibilità di ottenere reazioni nucleari con basse temperature, furono loro a usare per primi il termine "fusione fredda". Ad oggi non si hanno informazioni dettagliate su come questo genere di tecnologia dovrebbe funzionare, ogni volta che si effettuano dei controlli rigorosi quel che si ottiene è il nulla, come spiega anche Silvano Fuso del Cicap:

Ai primi di maggio del 1989, a Baltimora, si riunirono in un congresso straordinario i fisici dell’American Physical Society (A.P.S.). Senza mezze parole, essi decretarono che in base a esperimenti di convalida condotti con grande impegno nei più importanti centri di ricerca americani, tra cui il MIT e il Caltech, le affermazioni di Fleischmann e Pons risultavano prive di fondamento. Oggi, a distanza di oltre vent’anni dal clamoroso annuncio, la netta maggioranza della comunità scientifica conferma la posizione dell’A.P.S.

In Italia più recentemente si è parlato tanto del cosiddetto E-Cat di Andrea Rossi. Anche in questo caso non esistono test in grado di dimostrare il suo reale funzionamento, nonostante la disponibilità e l'interesse da parte della comunità scientifica.

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