Cinque bufale su omosessualità e omogenitorialità
Nonostante i recenti passi avanti nello studio delle coppie omosessuali e della omogenitorialità le bufale in merito continuano ad essere dure a morire.
1 L’omosessualità come malattia. I vari luoghi comuni legati all'omosessualità convergono tutti verso l'assunto in base al quale essere gay o lesbica sarebbe frutto di una sessualità malata. L'omosessuale quindi non sarebbe una figura sociale quanto un soggetto nosocomiale. Sarebbe interessante analizzare degli studi che lo dimostrano, magari pubblicati su riviste di settore con un buon impact factor, ma non ne esistono. Ad oggi persino buona parte dei critici è concorde nel mettere a congedo la concezione di omosessualità come malattia. Lo testimoniano anche i passi avanti compiuti nei paesi considerati più avanzati al mondo nel campo delle scienze e dei diritti civili, oggi questo succede anche in Italia.
2 I genitori omosessuali contagerebbero il minore. La serenità di un figlio e la sua vita sessuale non risultano dipendere dalla sessualità dei genitori. Parla uno studio, frutto di un percorso che come tutte le ricerche scientifiche è stato sottoposto a peer review, rifacendosi esso stesso ad altri precedenti. Pubblicato lo scorso aprile sul Journal of Developmental & Behavioral Pediatrics, è stato effettuato sottoponendo a esame due gruppi di famiglie (95 gay ed altrettante etero). E' stato così verificato che non ci sono differenze tra i figli appartenenti ai due gruppi, a parte un maggiore livello di stress da parte delle coppie omosessuali, che può essere facilmente attribuito ai pregiudizi sociali. Anche la possibilità di un "contagio" viene a cadere miseramente, posto che non stiamo certo parlando di una malattia e che molto probabilmente un omosessuale proviene da coppie etero.
3 Omogenitorialità e figure di riferimento. Una delle principali obiezioni alla stepchild adoption (meglio nota all'estero come "stepfamily"), vale a dire alla possibilità da parte di coppie omosessuali di adottare dei minori, fa leva sulla mancanza delle figure genitoriali per eccellenza: padre e madre. Due ricerche condotte da psicologi italiani coordinati da Sarah La Marca, pubblicati su State of Mind (Giornale delle Scienze Psicologiche), non lasciano adito a dubbi. Uno degli autori dell'ultimo studio, Federico Elio Calemme, ne ha così spiegato i risultati:
Il fatto che due gay o due lesbiche non possano come coppia dare alla luce un bambino viene fatto coincidere con l’incapacità di poterne crescere uno in modo adeguato. In realtà si parla di due concetti totalmente diversi, rispettivamente infatti si parla di “procreazione”, come possibilità di concepire un bambino, e di “filiazione”, come capacità di educare un bambino. Nello specifico la capacità di essere un buon genitore può essere suddivisa a grandi linee nella capacità di donare al proprio figlio affetto, calore e sicurezza, e nella capacità di saper anche definire giuste regole di disciplina e comportamento. Inoltre la precedente ricerca su famiglie eterosessuali (La Marca, 2012) ha rilevato che alla madre spetta principalmente la capacità di donare affetto e calore; al padre è riservato invece il ruolo di dare regole e disciplina.
I rispettivi ruoli quindi non sono legati meramente al sesso del genitore, bensì alla personalità e al modo in cui quotidianamente si crea il rapporto con l'adottato. Parliamo di dinamiche molto più complesse di quanto solitamente si potrebbe immaginare.
4 Legami tra omosessualità a pedofilia. Se non dovessero bastare gli studi già citati facciamo presente che ad oggi oltre trecento riguardano la Lgbt parenting. A sostegno dell'infamante legame con la pedofilia solo casi di cronaca molto rari e interpretati in maniera discutibile. Purtroppo essendo numerosi i casi di abusi su minori avvenuti nel mondo, non è difficile constatare che essere o meno coppie omosessuali non è una condizione rilevante. Oltre a questo l'infondata correlazione si lega ancora al concetto nosocomiale di omosessualità.
5 La teoria Gender. La più recente delle bufale è una definizione nata in seno ai conservatori per indicare quelle teorie scientifiche sul genere che lo ridimensionerebbero. Parliamo insomma di una vera e propria tesi di complotto, che vorrebbe una non meglio definita lobby gay impegnata a revisionare la cultura popolare. E' vero che in campo giuridico e politico si sono aperti dibattiti e sono state emesse sentenze importanti – anche in Italia – ma questo dipende dal fatto che oggi disponiamo di maggiori conoscenze non ideologiche; questo ovviamente non toglie legittimità a eventuali dubbi e resistenze verso legislazioni più aperte ai diritti degli omosessuali. Non di meno, ogni critica che volesse pretendere di negare le conoscenze empiriche finora prodotte, dovrebbe avvalersi a sua volta di dati a supporto. Così si evitano roghi mediatici e cacce alle streghe, le quali difficilmente si conciliano con l'idea di un dibattito sereno e non ideologico.