Cina, le torture inflitte agli orsi nelle fattorie della bile
Si chiama free-drip anche se di libero ha ben poco; è la tecnica di estrazione della bile che viene praticata su malcapitati orsi imprigionati in microscopiche gabbie nelle famigerate fattorie dell'orrore cinese, una vera e propria tortura eseguita su delle creature mentre sono ancora in vita. Lo scopo è quello di procurarsi il succo che viene secreto dalla cistifellea per utilizzarlo come farmaco portentoso in una medicina tradizionale colpevole già di servirsi di animali in via di estinzione, è il caso del rinoceronte ricercato per il suo corno, o di ridurre al rischio di sparire altre specie, come sta accadendo con gli squali e le mante, nell'illusione di poter curare non solo febbre ed impotenza, ma persino epilessia, cancro e malaria.
Torture crudeli e feroci – Le fattorie lager sono tristemente note ben al di fuori dei confini nazionali del territorio; al punto che una certa coscienza della gravità della situazione sta iniziando a diffondersi anche tra la popolazione cinese, di cui non è particolarmente nota la vocazione ambientalista. Così, Animals Asia, organizzazione internazionale che da anni cerca di sottrarre gli animali alle crudeltà imposte loro in ogni modo, ha deciso di interessarsi e di indagare sulla questione degli Orsi della luna cercando di sollecitare la sensibilità dei cittadini, anche attraverso la rete. Animals Asia, sulla base di analisi ed esami condotti su oltre un centinaio di orsi che è riuscita a liberare, ha rivelato che in tutti, già costretti a vivere in condizioni raccapriccianti, sono state riscontrate patologie più o meno gravi che vanno dagli ascessi interni ai polipi alla cistifellea, dai danni irreparabili alla cistifellea ai calcoli biliari, dalle ernie addominali alla peritonite, fino agli esemplari che presentavano una combinazione di diverse patologie.
Le proteste arrivano fino a Pechino – Un vero e proprio fiume di accuse contro questa pratica che ha travolto anche una causa farmaceutica, la Guizhentang, che ha deciso di rispondere organizzando una sorta di «visita guidata» per le dozzine di giornalisti, scrittori e personaggi pubblici che hanno manifestato indignazione per le «fattorie della bile»: un tour che, prevedibilmente, non si è svolto secondo i parametri di trasparenza annunciati ma che, anzi, ha destato ancora più scandalo. Gli animali che sono stati mostrati agli ospiti, condotti nei pressi delle gabbie per pochi minuti e solo in piccoli gruppi, erano stati selezionati tra quelli che presentavano le migliori condizioni di salute e sono stati sedati chimicamente, secondo le denunce degli animalisti cinesi. E, a testimonianza della meschina messinscena architettata dagli allevatori, un video girato clandestinamente mostra il terribile spettacolo di un orso ricattato a causa della fame, chiuso in una gabbia piccolissima, e a cui viene estratto il liquido biliare: quella creatura, così come tutte le altre presenti nella fattoria-lager, è destinata a spegnersi nel giro di poco tempo, dopo le settimane di torture subite. Adesso, dopo anni di silenzio ed indifferenza, qualcosa inizia a muoversi persino in quella Cina in cui questo macabro commercio viene giustificato dalla maschera della tradizione; comitati ed associazioni chiedono all'oscuro governo di Pechino di porre fine a questa efferatezza ingiustificabile.