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Ci si può ammalare due volte di Covid, ma il rischio è più alto negli over 65

Lo evidenziano i risultati di uno studio pubblicato dai ricercatori danesi su The Lancet: l’analisi dei dati di sorveglianza nazionale sui risultati dei tamponi molecolari effettuati nel 2020 che indicato che la protezione conferita da una precedente infezione scende al 47% nelle persone di età pari o superiore ai 65 anni.
A cura di Valeria Aiello
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È possibile ammalarsi due volte di Covid-19? E quale la probabilità di contrarre una seconda volta l’infezione? La risposta arriva da un team di ricerca dello Statens Serum Institut di Copenhagen, in Danimarca, che ha esaminato i dati di sorveglianza nazionale sui risultati dei tamponi molecolari effettuati nel 2020, stimando la cosiddetta “immunità protettiva” da Sars-Cov-2, ovvero il grado di protezione conferito dall’infezione da nuovo coronavirus nei confronti di una successiva reinfezione.

Over 65 più suscettibili alla reinfezione

L’analisi ha preso in considerazione il tasso di infezione durante la seconda ondata (da settembre a dicembre 2020) confrontandolo con quello registrato durante la prima ondata (da marzo a maggio 2020). Questo ha permesso agli studiosi di stimare quanto una precedente infezione da Sars-Cov-2 si traduca in protezione contro la reinfezione. “Abbiamo riscontrato che la protezione nella popolazione è dell’80% o superiore nelle persone di età inferiore ai 65 anni, ma di circa il 47% nelle persone di età pari o superiore ai 65 anni” scrivono gli autori della ricerca, i cui risultati completi sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet.

Lo studio ha dunque rilevato una protezione relativamente bassa nei confronti della reinfezione nelle persone più avanti con l’età rispetto ai soggetti più giovani. “Solo l’80% della protezione dalla reinfezione in generale, che scende al 47% nelle persone di età pari o superiore a 65 anni, sono cifre più preoccupanti rispetto a quelle indicate in precedenza hanno detto in un commento, sempre su The Lancet, i professori Rosemary J Boyton e Daniel Altmann dell’Imperial College di Londra che non sono stati coinvolti nello studio.

Una differenza che gli autori della ricerca ritengono possa essere spiegata dai cambiamenti naturali legati all’età nel sistema immunitario, noti anche come senescenza immunitaria. “Questi cambiamenti influenzano il sistema immunitario innato e adattativo, oltre che il coordinamento delle risposte immunitarie, facendo sì che le persone più anziane siano più suscettibili alle malattie infettive emergenti. Inoltre, la riduzione di cellule T naïve è stata associata all’invecchiamento e a peggiori risultati di Covid-19”.

Alla luce di queste considerazioni, l’analisi ha quindi evidenziato la necessita di proteggere le persone più anziane dal più alto rischio di reinfezione da Sars-Cov-2 mediante la somministrazione di vaccini, le misure di distanziamento interpersonale e l’uso delle mascherine “indipendentemente dallo stato di infezione precedente” sottolineano i ricercatori. Quanto alla durata della protezione immunitaria, “non abbiamo identificato nulla che indichi che la protezione contro la reinfezione diminuisce entro sei mesi dall’infezione” ha aggiunto Daniela Michlmayr, ricercatrice dello Staten Serum Institute e coautrice dello studio. “La nostra ricerca – ha concluso l’autore corrispondente, il professor Steen Ethelberg dello Staten Serum Institute – conferma ciò che molti altri studi sembravano suggerire: la reinfezione da Covid-19 è rara nelle persone giovani e sane, ma gli anziani corrono un maggiore rischio di reinfezione”.

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