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Covid 19

Chi usa rimedi omeopatici è più propenso a credere alle bufale sul coronavirus

Attraverso un apposito esperimento, un team di ricerca americano ha dimostrato che chi tende a seguire la medicina alternativa (come l’omeopatia), ha un livello di istruzione più basso e scarsa alfabetizzazione sanitaria è più propenso a credere alle fake news sulla salute che circolano sui social network.
A cura di Andrea Centini
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Chi tende a seguire l'omeopatia e altre forme di medicina alternativa ha maggiori probabilità di credere nelle fake news su tematiche mediche. Anche chi possiede un livello di istruzione inferiore, presenta una ridotta alfabetizzazione medica e una bassa fiducia nell'assistenza sanitaria è più propenso a credere alle "bufale" in tema di salute. Questa scoperta potrà aiutare le autorità sanitarie e le istituzioni a migliorare le campagne di comunicazione relative alla salute pubblica, in particolar modo per quel che concerne la pandemia di COVID-19 che stiamo vivendo.

A determinare questa associazione tra il credere alle bufale in campo medico, l'interesse verso la medicina alternativa e un livello di istruzione più basso è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati dell'Università del Colorado, che hanno collaborato con i colleghi del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Regina, del VA Denver Center of Innovation for Veteran-Centered and Value-Driven Care e della School of Management del Massachusetts Institute of Technology (MIT) Sloan. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Laura D. Scherer, docente presso la Scuola di Medicina dell'ateneo del Colorado, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto mille cittadini americani tra i 40 e gli 80 anni in un apposito esperimento.

La professoressa Scherer e i colleghi hanno chiesto ai partecipanti di valutare come “completamente false”, “perlopiù false”, “perlopiù vere” o “completamente vere” le affermazioni contenute in 24 post pubblicati recentemente su due diffusi social network, Twitter e Facebook. I post erano per metà veri e metà falsi, e facevano riferimento a tematiche mediche di tre ambiti diversi: farmaci a base di statine (utilizzate soprattutto contro il colesterolo); trattamento del cancro e vaccino contro il papilloma virus umano (HPV). Tra le affermazioni riportate, ad esempio, una indicava che il riso rosso fermentato era più efficace delle statine nell'abbassare il colesterolo; altre che la marijuana, lo zenzero e le radici di tarassaco erano in grado di curare il cancro e che i vaccini contro il papilloma virus rappresentavano un pericolo. Gli scienziati hanno sottoposto ai volontari anche questionari standard con domande socio-demografiche, su livello di istruzione, reddito, età, comprensione delle problematiche sanitarie e altro ancora.

Incrociando tutti i dati è emerso che le persone più propense all'uso della medicina alternativa erano quelle più portate a credere alle fake news mediche, così come i meno istruiti. Gli scienziati hanno dimostrato che chi era suscettibile alla disinformazione online su un argomento di salute, poteva esserlo anche per molti altri argomenti medici. Il pensiero dei ricercatori è andato immediatamente alla pandemia di COVID-19 attualmente in corso. “Le persone che erano suscettibili alla disinformazione tendevano a essere suscettibili a tutti e tre gli argomenti che abbiamo mostrato loro, su vaccino, statine e trattamento del cancro”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa Scherer. “Una possibile implicazione è che questi individui siano suscettibili a molti tipi diversi di disinformazione medica, rendendo questi risultati potenzialmente rilevanti per altri problemi di assistenza sanitaria, oltre a quelli che abbiamo studiato qui. Queste informazioni potrebbero avere implicazioni sulla gestione dell'informazione pubblica, come quella attualmente in corso per affrontare la COVID-19”, ha chiosato l'esperta.

Gli autori dello studio si augurano che i ricercatori possano basarsi su questi risultati per mettere a punto nuovi piani in grado di ridurre l'influenza e la diffusione sulla rete delle bufale sulla salute. “Tali iniziative potrebbero salvare innumerevoli vite”, ha concluso la professoressa Scherer. I dettagli della ricerca “Who Is Susceptible to Online Health Misinformation? A Test of Four Psychosocial Hypotheses” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Health Psychology.

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