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Covid 19

Chi rischia di più in caso di Covid-19 non sono gli uomini e gli obesi

Contrariamente a quanto indicato da alcune ricerche, i fattori che aumentano la mortalità sono molti altri, inclusi il fumo, l’ipertensione e il diabete, e in misura maggiore le malattie respiratorie, cardiovascolari, renali e il cancro. Lo dimostra una revisione dei dati condotta da un team di ricerca internazionale che ha preso in esame ben 58 studi per un totale di 44mila pazienti ricoverati in terapia intensiva con Covid-19.
A cura di Valeria Aiello
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Contrariamente a quanto indicato da ricerche precedenti, non sono gli uomini e le persone obese a rischiare di più in caso di Covid-19. Lo dimostra una revisione dei dati pubblicata sulla rivista scientifica Anesthesia da un team di ricerca internazionale che ha preso in esame ben 58 studi per un totale di circa 44mila pazienti ricoverati in terapia intensiva con Covid-19. L’analisi ha permesso agli studiosi di rilevare quali sono i fattori di rischio associati alla mortalità, dunque di evidenziare quali sono gli elementi che giocano a sfavore nel caso in cui l’infezione da coronavirus arrivi a provocare forme gravi della malattia.

La revisione, coordinata dal professor Bruce Biccard del Dipartimento di Anestesia e Medicina Perioperatoria del Groote Schuur Hospital dell’Università di Città del Capo, in Sudafrica, ha evidenziato che i fattori associati a un aumento del rischio di mortalità in terapia intensiva sono: età avanzata (6,5% di probabilità in più di morte), fumo (40%), ipertensione (54%), diabete (41%), malattie respiratorie (75%), malattie cardiovascolari (91%), cancro (1,8 volte in più di probabilità) e malattie renali (2,4 volte in più) rispetto ai pazienti senza questi fattori di rischio. Altri fattori associati a un aumento della probabilità di morte sono stati la gravità dell’insufficienza d’organo, la necessità di ventilazione meccanica (2,5 volte rispetto ai pazienti in terapia intensiva non ventilati) e anche un elevato numero di globuli bianchi e altri marker di infiammazione.

Analizzando le ragioni di queste associazioni, gli autori dello studio hanno affermato che l’età avanzata può rappresentare una fragilità nei pazienti Covid, con un impatto sulle possibilità di superare la fase critica della malattia. D’altra parte, ipertensione, fumo e malattie respiratorie possono essere collegati all’espressione di recettori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) – il recettore che il coronavirus utilizza per legare le cellule e penetrare al loro interno – risultata aumentata nei pazienti con questi fattori di rischio. L’associazione tra ipertensione, così come per le malattie cardiovascolari, con l’aumento della mortalità può essere invece collegata a un aumento del rischio di danno cardiaco dovuto alla risposta infiammatoria sistemica all’infezione da coronavirus.

Come premesso, l’analisi non ha evidenziato né il sesso maschile e né l’indice di massa corporea come fattori di rischio associati a un aumento della mortalità. “La nostra analisi non ha supportato questa associazione nei pazienti ricoverati in terapia intensiva – hanno affermato gli autori – . I risultati confermano un aumento del rischio di mortalità nei pazienti in età più avanzata e, in particolare, in presenza di diabete, comorbidità cardiovascolari e respiratorie. Si tratta di stime robuste in considerazione delle grandi dimensioni del campione”.

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