Che tipo di peste sta spaventando la Mongolia: due contagiati dopo aver mangiato marmotte
Dopo aver cacciato e consumato marmotte tra il 21 e il 23 giugno scorsi, due fratelli di 27 e 16 anni sono rimasti contagiati dalla peste nella provincia di Khovd, in Mongolia. Il più grande dei due è considerato dalle autorità sanitarie in condizioni molto gravi, a causa di una molteplice insufficienza d'organo e di una “malattia polmonare secondaria”. La terribile diagnosi di peste, chiamata dai locali “peste delle marmotte” a causa della fonte, è stata fatta presso il Centro diagnostico e terapeutico regionale di Khovd, dove è attualmente ricoverato il 27enne. A seguito della scoperta dei due casi si sono immediatamente attivati il Centro nazionale per le malattie zoonotiche e il Centro zoonosi di Khovd e Bayan-Ulgii, che hanno predisposto la quarantena nei distretti di Tsetseg e Jargalant. Sono stati già rintracciati circa cento contatti primari e oltre 400 secondari, per i quali sono stati richiesti test e profilassi. Le autorità vogliono prevenire l'emersione di un potenziale focolaio di peste, una malattia infettiva che evoca paura e morte fin dall'antichità, e che ancora oggi fa registrare nel mondo migliaia di casi. Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il 2010 e il 2015 sono stati registrati 3.284 casi e 584 vittime. Ma che tipo di peste è quella che sta spaventando la Mongolia?
Cos'è la “peste delle marmotte”
Benché chiamata “peste delle marmotte”, la malattia infettiva che ha colpito i due fratelli è causata dallo stesso batterio – chiamato Yersinia pestis – responsabile della catastrofica pandemia di “peste nera” che nel Medioevo uccise circa 20 milioni di persone (tra le quali un terzo della popolazione europea). Oltre che in Europa, la malattia si diffuse anche in Nord Africa e in Asia, innescando un'inarrestabile ondata di morte tra il 1346 e il 1353. Siamo dunque innanzi a una patologia con una storia antichissima, che ancora oggi – con le dovute variazioni – è presente in diverse parti del mondo, ad esempio in Russia, nel Caucaso, in Cina e in vari Paesi africani (Kenya, Tanzania, Mozambico, Madagascar, Sudafrica e altri ancora). La peste circola ancora anche negli Stati Uniti, in alcune aree rurali di New Mexico, Arizona, California, Oregon e Nevada. Non è invece presente in Europa.
Come si trasmette la peste
Il batterio della peste si trova nelle pulci che parassitano varie specie di roditori, come ratti, topi, marmotte, cani della prateria, scoiattoli e altri ancora. Occasionalmente possono essere ospitate anche dai gatti, come specifica l'Istituto Superiore di Sanità. Normalmente in questi gruppi di animali la peste è ben tollerata, ma talvolta provoca morie. A causa di ciò, le pulci rimaste senza ospiti possono passare più facilmente agli esseri umani e ad altri animali. Non è un caso che le epidemie del passato sono collimate sempre con una moria di ratti. Ci si può infettare in vari modi: attraverso il morso delle pulci infette; entrando in contatto coi fluidi corporei degli animali infettati (ad esempio dopo un morso di un ratto); esponendosi agli aerosol e alle goccioline emessi da una persona infetta, nel caso in cui la peste sia presente nella forma polmonare; oppure consumando carne cruda di roditori infetti. È proprio ciò che è accaduto ai due ragazzi contagiati in Mongolia, dopo aver cacciato marmotte. La specie coinvolta potrebbe essere la cosiddetta “marmotta tarbagan” (Marmota sibirica), infestata dalla pulce Ceratophyllus silantievi, nota per ospitare lo Yersinia pestis. Nel 2019 due persone, marito e moglie, morirono proprio in Mongolia dopo aver mangiato carne cruda di marmotta.
Le forme e i sintomi della peste
La peste si presenta in tre forme principali: la peste polmonare, la peste bubbonica e la peste setticemica. La peste polmonare è considerata la più pericolosa e virulenta poiché si trasmette da persona a persona attraverso droplet e aerosol quando si parla, tossisce e starnutisce, esattamente come il coronavirus SARS-CoV-2. Il tasso di mortalità per questa forma, caratterizzata da tosse, febbre alta, dispnea ed evoluzione in polmonite, è del 50 percento. La peste bubbonica ha questo nome poiché determina la comparsa dei cosiddetti bubboni sul corpo, dovuti all'ingrossamento e all'infiammazione dei linfonodi. Questa forma, la più comune di tutte, viene normalmente trasmessa dal morso delle pulci infette e non si trasmette da uomo a uomo, a meno che non degeneri in quella polmonare o non si entri in contatto con lesioni della pelle dei malati. Tra i sintomi della peste bubbonica indicati dal Ministero della Salute vi sono “mal di testa, febbre, brividi e debolezza”. Nella forma setticemica il virus responsabile della peste si replica nel sangue e determina febbre, brividi, shock, sanguinamento e altro ancora. Anche in questo caso non si trasmette direttamente da persona a persona.
Come si cura la peste
Per abbattere il rischio di morire per l'infezione, il trattamento delle peste deve essere repentino alla comparsa dei primi sintomi. Pertanto è di grande importanza diagnosticarla rapidamente. Come specificato dall'Istituto Superiore di Sanità, si raccomandano antibiotici quali “streptomicina, gentamicina, tetracicline o cloramfenicolo”. Ad oggi non esiste un vaccino contro la peste. I contatti primari e secondari esposti a un caso confermato possono essere sottoposti a profilassi antibiotica per ridurre i rischi di insorgenza della malattia.