video suggerito
video suggerito

Chariklo, il primo asteroide con gli anelli

Una scoperta del tutto inaspettata per gli astronomi che, attraverso diversi osservatori dell’America del Sud, hanno individuato una tipologia di corpo celeste mai osservata prima d’ora.
A cura di Nadia Vitali
1.120 CONDIVISIONI
Crediti ESO/L. Calçada/Nick Risinger
Crediti ESO/L. Calçada/Nick Risinger

Di «Pianeta con gli anelli» il nostro Sistema Solare ne conta più d'uno: senza dubbio, Saturno è il più famoso nonché quello che offre la vista più spettacolare, ma anche Nettuno, Urano e Giove possono vantare il proprio sistema di anelli. Mai prima d'ora, però, ci si era imbattuti in un corpo celeste diverso da un Pianeta dotato anch'esso di questi caratteristici "accessori" dall'origine misteriosa: ecco perché la recentissima scoperta effettuata grazie ai dati ottenuti da diversi osservatori astronomici del Sud America è una vera e propria sorpresa.

Una scoperta casuale

L'asteroide Chariklo, che orbita in remote regioni ben al di là di Saturno, è il più piccolo oggetto spaziale osservato fino ad ora ad essere munito di anelli, nonché il quinto oggetto spaziale conosciuto nel nostro Sistema Solare con questa peculiarità: il suo diametro è di appena 250 chilometri ma attorno ad esso si distinguono due anelli, dalla rispettiva larghezza di sette e tre chilometri, separati l'uno dall'altro da un intervallo di nove chilometri. Insomma, possiamo ben dire che Chariklo per dimensioni è poco più di un grande sasso, rispetto ai giganti gassosi! Tant'è che i ricercatori non guardavano ad esso aspettando rivelazioni in questo senso: ricerche accurate, scrutando negli abissi del nostro Sistema, non avevano mai rivelato anelli attorno a qualcuno tra gli oggetti più piccoli che orbitano attorno al Sole.

Crediti: ESO/L. Calçada/M. Kornmesser/Nick Risinger
Crediti: ESO/L. Calçada/M. Kornmesser/Nick Risinger

Chariklo era atteso il 3 giugno del 2013 dagli astronomi poiché proprio in quella data era previsto il suo transito dinanzi alla stella UCAC4 248-108672: solo che, al momento del passaggio dinanzi a sette telescopi – tra cui il telescopio danese da 1,54 metri e il telescopio TRAPPIST all'Osservatorio dell'ESO di La Silla in Cile – è accaduto un fatto inaspettato. L'occultazione si è verificata regolarmente per qualche secondo, facendo svanire, in maniera apparente, temporaneamente la luminosità della stella. Tuttavia questa principale occultazione è stata anticipata e seguita da due brevi cali di intensità nella luminosità della stella: insomma, c'era qualcos'altro che andava osservato. Grazie al confronto con i dati provenienti dai diversi punti di osservazione, è stato possibile determinare non soltanto la natura dell'oggetto "oscurante" ma anche la sua forma, le dimensioni, l'orientamento ed altri particolari. Felipe Braga-Ribas, dell'Observatório Nacional/MCTI di Rio de Janeiro, che ha organizzato la campagna osservativa ed è l'autore principale dell'articolo pubblicato da Nature che ha reso pubblici i risultati di lavoro del gruppo di ricerca, ha spiegato con grande entusiasmo: «Non stavamo cercando anelli e non pensavamo che piccoli corpi come Chariklo ne avessero, perciò la scoperta – e l'incredibile quantità di dettagli che abbiamo osservato nel sistema – sono stati una vera sorpresa!»

La misteriosa origine degli anelli

Di Chariklo gli scienziati sapevano già  che si trattava del più grande asteroide centauro conosciuto: in pratica, il maggiore tra i planetoidi ghiacciati orbitanti nella zona esterna del Sistema Solare tra Saturno ed Urano. La scoperta degli anelli fa però sorgere nuove domande: poiché la loro formazione è da attribuire presumibilmente a quel che resta di detriti generati da una collisione, è possibile ipotizzare la presenza di qualche piccolo satellite in orbita attorno all'asteroide?

Crediti: ESO/L. Calçada/M. Kornmesser/Nick Risinger
Crediti: ESO/L. Calçada/M. Kornmesser/Nick Risinger

In effetti non si esclude come il fenomeno degli anelli possa originare la comparsa di un satellite, tant'è che una concatenazione di eventi simile, benché su scala assai più ampia, è tra le ipotesi che spiegherebbero la nascita della nostra stessa Luna o di altri Satelliti che orbitanti attorno ai Pianeti del nostro Sistema Solare. «E così, oltre agli anelli, è probabile che Chariklo abbia almeno una piccola luna che attende di essere scoperta» ha concluso Felipe Braga-Ribas. Al momento, quindi, occorreranno nuovi dati e nuove osservazioni: anche i nomi scelti per gli anelli, Oiapoque e Chuí dai due fiumi alle estremità Nord e Sud del Brasile, sono soltanto provvisori. Chariklo ha ancora molto da svelare e speriamo che non sia troppo avaro di informazioni.

1.120 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views