C’è una nuova formula per calcolare l’età “umana” dei cani: smentito il rapporto 1:7
Per determinare l'età di un cane in relazione a quella dell'essere umano, normalmente ci si affida al classico rapporto 1:7; ciò significa che un anno per fido corrisponde a sette dei nostri. In parole semplici, un cane di tre anni ne avrebbe 21 "umani", uno di sette 49, uno di dieci 70 e così via. Ma è un metodo realmente corretto e scientifico per comparare le età di cani e uomini? Secondo un gruppo di scienziati non è così, pertanto si è messo a lavoro su una nuova formula matematica pensata per “mandare in pensione” il lineare rapporto 1:7. Essa si basa su modifiche chimiche – come la cosiddetta metilazione – che si verificano col passare del tempo e che agiscono alla stregua di marcatori per l'età biologica del genoma; il risultato della formula non è una crescita lineare come avviene col rapporto 1:7, ma una curva logaritmica in cui l'invecchiamento dei cani risulta accelerato in giovane età, mentre “frena” durante la vecchiaia.
A mettere a punto la nuova formula per calcolare l'età dei cani in relazione a quella umana è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati dell'Università della California di San Diego, che hanno collaborato con i colleghi del Sanford Burnham Prebys Medical Discovery Institute; del Dipartimento di Biologia Computazionale e Sistematica presso la Scuola di Medicina dell'Università di Pittsburgh; della Scuola di Medicina Veterinaria dell'Università della California – Davis e del National Human Genome Research Institute dei National Institutes of Health. Gli scienziati, coordinati dal professor Trey Ideker della Divisione di Genetica e dalla dottoressa Tina Wang, hanno sviluppato la formula dopo aver sequenziato i metilomi di 104 labrador tra 0 e 14 anni.
Dall'analisi e dal confronto delle sequenze è stato ottenuto un cosiddetto orologio epigenetico, “un metodo per determinare l'età di una cellula, un tessuto o un organismo sulla base della sua epigenetica, ovvero quell'insieme di modifiche chimiche come la metilazione che influenzano quali geni risultano ‘spenti' o ‘accesi', senza tuttavia influenzare la sequenza genetica ereditata”, hanno scritto gli autori della ricerca in un comunicato stampa pubblicato dall'Università di San Diego.
La formula che ne deriva ci indica che un cane di un solo anno è paragonabile a un uomo di 30 anni, dunque nei primi mesi di vita i nostri amici a quattro zampe invecchiano molto velocemente, mentre a 4 anni è come se ne avessero già 52 (ben oltre i 28 anni che deriverebbero dal classico rapporto 1:7). A partire dal settimo anno di età l'invecchiamento del cane inizia a rallentare sensibilmente, lasciandogli innanzi (in media) diversi altri anni di vita. Il professor Ideker ha affermato che la nuova formula ha senso anche intuitivamente, dato che un cane di nove mesi può già avere i cuccioli.
Poiché lo studio è stato condotto basandosi solo sui metilomi dei labrador, gli autori della ricerca hanno intenzione di condurre ulteriori indagini basandosi su altre razze, molte delle quali presentano una longevità maggiore o inferiore rispetto a quella presa in esame. Ciò nonostante si ritiene che per tutte le razze si ottengano risultati simili. I dati relativi a questi studi genetici potrebbero essere particolarmente preziosi per i veterinari, che sulla base dell'orologio epigenetico potrebbero optare per diagnosi e terapie più precise e mirate. I dettagli della ricerca “Quantitative Translation of Dog-to-Human Aging by Conserved Remodeling of the DNA Methylome” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell Systems.