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C’è un motivo importante per cui dovresti togliere gli auricolari e lasciare respirare le orecchie

L’uso prolungato di dispositivi in-ear può portare a problemi con il cerume, che può accumularsi e rendere le orecchie più soggette a infezioni, oltre a ridurre l’igiene generale quando gli auricolari non sono puliti correttamente o contaminati da agenti infettivi.
A cura di Valeria Aiello
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Cosa succede alle nostre orecchie quando usiamo gli auricolari? E perché dopo averli indossati abbiamo la sensazione che le orecchie siano più appiccicose o cerose? Anche se alcuni auricolari wireless sono abbastanza nuovi sul mercato, c’è una grande quantità di studi sugli effetti dell’utilizzo dei cosiddetti dispositivi in-ear, cioè che entrano nel condotto uditivo, come gli apparecchi acustici, che spesso sono simili ai nuovi auricolari.

Da queste ricerche risulta che un loro uso prolungato può portare ad avere problemi con gli equilibri di autopulizia dell’orecchio, ovvero con il processo di eliminazione del cerume. Questa secrezione, che agisce tenendo umida la pelle del condotto uditivo esterno, è una sostanza naturale, prodotta dalle ghiandole sebacee e dalle ghiandole sudoripare, e funziona come barriera alle infezioni, intrappolando polvere, batteri e cellule di pelle morta. Il condotto uditivo esterno può essere immaginato come un sistema di scale mobili, con il cerume che si sposta sempre verso l’esterno dell’orecchio, per cui tutto ciò che blocca questa progressione può causare problemi.

Il normale uso di auricolari non provoca generalmente alcun problema, ma un utilizzo prolungato può portare a una serie di disturbi legati proprio a questo processo di autopulizia. Le conseguenze più comuni, riporta un team di ricerca australiano su The Conversation, sono fenomeni di compressione o compattamento del cerume, che può risultare meno fluido del normale o più difficile da espellere naturalmente, fino ad accumularsi e indurre infiammazione.

L’uso prolungato degli auricolari può anche influire sul flusso d’aria nel condotto uditivo esterno ed impedire che il cerume bagnato si asciughi, intrappolando sudore e umidità nelle orecchie e rendendole più soggette a infezioni batteriche o fungine. “La formazione di una barriera all’espulsione naturale del cerume finisce per stimolare le ghiandole secretorie, aumentando la produzione di cerume – spiegano gli studiosi – . L’uso prolungato di questi dispositivi può anche ridurre l’igiene generale dell’orecchio, quando non puliti correttamente o contaminati da batteri o agenti infettivi, oltre a danneggiare l’udito se il volume è troppo alto”.

L’accumulo di cerume può portare a problemi di udito, insieme ad altri sintomi, come dolore, vertigini, acufeni, prurito e vertigini. Nella maggior parte dei casi, indicano gli esperti, il modo migliore per tenere sotto controllo il cerume è quello di “lasciarlo stare”. Non è consigliabile utilizzare frequentemente i cotton fioc “perché questi possono costringere il cerume a tornare nel condotto uditivo – precisano gli studiosi – . Una vecchia raccomandazione diceva di non mettere niente di più piccolo di un gomito nell’orecchio. In altre parole, di non metterci niente. Anche i metodi ‘tradizionali’, come le gocce di olio di oliva o le candele per le orecchie, possono avere effetti negativi e non sono utili”.

In caso di problemi legati al cerume, il consiglio è quello di rivolgersi al medico di base o a specialisti, che possono valutare l’entità di eventuali blocchi o eventuali disfunzioni, indirizzando i pazienti verso opzioni di trattamento che aiutino a risolvere la condizione. “Nel frattempo dovremmo fare del nostro meglio affinché il processo di autopulizia dell’orecchio avvenga in modo naturale – indicano gli studiosi – .  Gli auricolari vanno bene, ma può essere utile fare attenzione a quanto tempo li indossiamo”.

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