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Opinioni

Carie e malocclusione: i costi dell’industrializzazione

Spazzolino e dentifricio, filo interdentale, sbiancanti e visite periodiche dall’odontoiatra: nonostante ciò i denti dei nostri antenati erano più sani dei nostri. Perché? I biologi danno la colpa alle nostre abitudini alimentari e ai cibi troppo morbidi.
A cura di Julia Rizzo
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denti umani

Nel 1971 lo slogan della Coca-Cola recitava: I'd like to Buy the World a Coke, ispiratasi dall’osservazione di un gruppo di passeggeri all'aeroporto che ridevano e scherzavano con delle bottiglie di Coca-Cola in mano. Il messaggio era che non si tratta di una semplice bevanda rinfrescante ma di qualcosa di universale che unisce le persone nella quotidianità. Tuttavia assumere ogni giorno una bevanda gassata, quindi acida e zuccherata (e secondo uno studio, anche dannosa per la memoria e sull’apprendimento), soli o in compagnia, può avere i suoi effetti collaterali. Uno studio, condotto da Elma Vega Lizama dell’Università Autonoma dello Yucatan a Merida, Messico, ha comparato una piccola città nella penisola dello Yucatan: negli adolescenti l’incidenza della carie è tre volte superiore rispetto agli abitanti di un villaggio limitrofo povero, dove la gente non può permettersi bibite gassate ogni giorno e dove la dieta tradizionale consta di tortillas di mais. Questa ricerca vuole dimostrare come nei paesi ricchi, dove è maggiore il consumo di bevande zuccherate e fast food, si riscontra anche un aumento delle patologie dentarie.

Dimmi cosa mangi…

L’evoluzione della forma dei denti negli animali, è strettamente legata alla dieta e, infatti, la dentizione umana non è granché specializzata, proprio in virtù della sua dieta onnivora. Nei mammiferi, i denti superiori e inferiori sono perfettamente sovrapposti e vengono a contatto, ovvero occludono il morso. Il contatto trasversale è essenziale per triturare il cibo. Nell’evoluzione dei primati sono avvenuti cambiamenti importanti che hanno modificato la bocca da una trappola per insetti a una macchina per elaborare varie forme di cibo. L’avvento della cottura dei cibi e la loro manipolazione nel renderli morbidi e facilmente digeribili, ha squilibrato le funzioni della bocca. Dallo studio emerge che i nostri denti, le mascelle e le bocche non sono adatte alla dieta della moderna società industriale. Ci siamo evoluti mangiando semi, noci, tuberi, frutta e poi carne e la mancata corrispondenza tra i nostri adattamenti nel tempo e le diete che assimiliamo oggi fa sì che patologie del cavo orale come carie e disfunzioni strutturali occorrano in misura maggiore. Le popolazioni prese in considerazione nello studio (rispettivamente quella moderna e quella isolata) rispecchiano i fotogrammi della fase cosiddetta di “transizione nutrizionale” in cui le persone passano da una dieta naturale a una basata su zuccheri raffinati e cibi trasformati. Capire come si è evoluta la nostra dentizione in base alla dieta può fornire nuove frontiere nell’odontoiatria e odontotecnica.

Quando i nostri antenati sorridevano

Carie e malocclusione: i costi dell'industrializzazione

Grazie ai ritrovamenti di mandibole gonfie e denti distrutti appartenenti a primati, ai paleoantropologi era chiaro che non solo gli esseri umani contemporanei soffrivano di mal di denti. Carie e malattie paradentali, considerate solitamente malattie dovute all'invecchiamento dell'organismo, sono riscontrabili anche nei fossili. Ma qual era la frequenza di questi disturbi nelle antiche popolazioni di cacciatori-raccoglitori? Il ricercatore Peter Ungar dell’Università dell’Arkansas (USA), ha esaminato migliaia di fossili di antenati umani e ha stimato che le cavità (i segni lasciati dalle carie) appaiono in meno del 2% dei denti considerando il periodo prima di 20.000 anni fa. Raccoglitori tradizionali, come gli aborigeni australiani nel 1940, avevano ancora una dentatura sana, con casi di carie solo fra gli individui più anziani. Le malattie delle gengive e difetti strutturali come la malocclusione sono anche sorprendentemente rari nelle dentature dei preistorici, sostiene Robert Corruccini, antropologo alla Southeast Missouri State University (USA), dopo aver esaminato in 20 anni di ricerca le mandibole di diverse popolazioni umane.  Questo stato di buona salute dentale ha cominciato a regredire con l’avvento dell'agricoltura circa 13.000 anni fa in Medio Oriente e poi in altre parti del mondo, quando si è iniziato a introdurre nella dieta  cereali ricchi di carboidrati. Con l’industrializzazione, mentre si abbassa la qualità del cibo, aumentano gli alimenti zuccherati e in particolare di dolcificanti artificiali. Tutto questo ha portato nel tempo  a una condizione generale di peggioramento delle condizioni di salute della nostra dentatura.

Pericoli di un dente dolce

L’importazione dello zucchero in Europa, grazie alle crociate dal XII secolo, è aumentata l’incidenza delle carie. Ma il picco più grande si è verificato dal 1800 al 1850, quando la Gran Bretagna ha preso il controllo delle Indie Occidentali importandone molto di più rispetto al passato. I danni provocati da zucchero raffinato e bibite gassate dipendono dal fatto che viene alterato il pH (grado di acidità) ottimale in bocca, rendendo la saliva più acida. Questa saliva, insieme all’acido prodotto dai batteri nelle placche, dissolve lo smalto dei denti, causando le carie. Nella seconda metà del 20° secolo, l’eccessivo affollamento dei denti e mal-occlusione sono diventato un problema diffuso. “Le nostre mascelle sono sottosviluppate perché ammorbidite. I cibi cotti e trasformati (puree, creme, zuppe, ecc.) non forniscono le sollecitazioni necessarie alla masticazione per stimolare la crescita normale della mandibola durante l’infanzia”, dichiara Robert Corruccini, ricercatore della Southern Illinois University. La risposta, oltre all’ovvio consiglio di ridurre gli zuccheri raffinati a quanto pare, non è semplice. Sono necessarie ulteriori ricerche su come lo zucchero influenza l’equilibrio delle specie di batteri nella bocca. Nel frattempo è importante ricordare che la nostra evoluzione biologica non è veloce come i cambiamenti culturali che stiamo vivendo.

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Julia Rizzo è laureata in biologia ed è appassionata di comunicazione scientifica, soprattutto in ambito naturalistico ma anche biomedico. Attualmente vive a Bolzano.
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