Carbone a Brindisi, inizia il processo e compaiono i manifesti shock
Nel 2011 l'Agenzia Europea per l'Ambiente ha indicato il sito industriale della centrale Enel Federico II di Brindisi come il più inquinante d'Italia, responsabile di danni sanitari e sociali quantificabili (dati del 2009) in 119 morti l'anno per conseguenze legate alle emissioni dell'impianto. Inoltre uno studio redatto nel 2011, realizzato dall'Istituto di fisiologia clinica del CNR di Lecce e di Pisa con l’Unità operativa di Neonatologia dell'ospedale Perrino di Brindisi, la ASL di Brindisi e l’Università di Pisa, ha segnalato un eccesso nelle patologie neonatali riscontrate nella città pugliese del 18% rispetto alla media europea, con punte che sfiorano quasi il 68% in riferimento alle patologie congenite cardiovascolari.
Il 12 dicembre ha preso il via il processo che vede imputati 13 dirigenti di quella sede Enel accusati di getto pericoloso di cose, danneggiamento delle colture e insudiciamento delle abitazioni. Greenpeace ha preparato la città con una campagna di affissioni al fine di lanciare un messaggio fin troppo chiaro a tutti: i più danneggiati dall'inquinamento da carbone sono i bambini, spesso colpiti ancor prima ancora di venire al mondo a causa dell'esposizione delle loro madri. Manifesti anonimi comparsi da alcuni giorni negli spazi appositi della città, dove accanto all'immagine della centrale Enel si leggeva: «Sono in arrivo nuovi filtri per le centrali a carbone della tua città». Una seconda serie di affissioni comparse in occasione dell'inizio del processo su quegli stessi spazi, questa volta a firma Greenpeace, ritraeva nuovamente la centrale accanto ai primi piani di alcuni bambini di Brindisi. Vi si legge «Le centrali a carbone della tua città hanno nuovi filtri. I polmoni di…», dove la frase è completata di volta in volta con il vero nome del minore ritratto, di cui si specifica l’età. I piccoli sono stati ringraziati nel comunicato ufficiale dell'organizzazione, assieme ai genitori che si sono offerti di farsi promotori di una campagna di sensibilizzazione per la propria salute e per quella, soprattutto, dei propri figli.
«Deficit nello sviluppo neonatale, deficit polmonari, malattie respiratorie, asma infantile, disordini dello sviluppo, patologie neuronali, cancro. Gli 84 inquinanti emessi da una centrale a carbone hanno molti effetti sui tuoi figli, ma una sola soluzione: fermare il carbone» è quanto si legge sul manifesto. L'obiettivo che si prefigge l'organizzazione è quello di dimezzare entro il 2020 e di azzerare del tutto per il 2030 l'utilizzo per la produzione di elettricità del carbone che, oltre ad essere la fonte energetica a maggiore impatto ambientale, resta anche tra le più pericolose per la salute degli esseri viventi. Da anni impegnata sul fronte della battaglia contro il ricorso al carbone, Greenpeace ha recentemente pubblicato un rapporto dal quale emerge come, in riferimento ai dati del 2009, il carbone sia responsabile di 366 morti premature l'anno in Italia con costi aggregati tra danni sanitari, economici ed ambientali che si aggirano intorno a 1.7 miliardi di euro annui. Le condizioni per l'abbandono di questo combustibile ci sono già tutte e il tempo che si perde potrebbe essere pagato dai bambini protagonisti della campagna, dai loro compagni, da tutti quelli che dovranno ancora nascere.