Cannabis terapeutica per cani e gatti: quando si utilizza e quali sono gli effetti positivi
La cannabis può essere utilizzata anche per curare i nostri amici a 4 zampe. Se negli Stati Uniti l'utilizzo del CBD e del THC sono già piuttosto diffusi tra i veterinari, vista anche la legalizzazione della sostanza, nel nostro Paese si tratta ancora di una pratica molto raramente applicata, per quanto il CBD attualmente sia commercializzabile. Ma in cosa consiste la cannabis terapeutica per cani, gatti e altri animali domestici? In quali casi può essere somministrata? E quali sono gli effetti?
CBD, cos'è
Quando parliamo di CBD ci riferiamo al cannabidiolo, un metabolita che non è psicoattivo (come è invece il TCH che agisce sui processi psichici), che ha effetti rilassanti e antiinfiammatori e per questo viene utilizzato come coadiuvante in caso di malattie che comportano dolori, ma è anche utile per limitare le crisi epilettiche.
CBD per cani
Sulla scia dell'utilizzo del CBD per trattare gli esseri umani, alcuni veterinari, in particolare negli Stati Uniti dove l'utilizzo è legale ormai da tempo, stanno somministrando la sostanza a cani che non reagiscono adeguatamente alle cure farmacologiche normalmente impiegate. Anche in Italia c'è chi ha iniziato questo percorso ottenendo già importanti risultati.
CBD in Italia, il caso della veterinaria Elena Battaglia
A Spotorno, in Liguria, la veterinaria Elena Battaglia racconta di aver scelto di trattare alcuni cani con il CBD ottenendo risultati soddisfacenti anche su casi in cui le normali terapie non stavano dando risultati. Le principali patologie per le quali consiglia di utilizzare il CBD sono:
- artrosi
- deficit cognitivi in cani e gatti anziani
- ictus
- malattie neurologiche
- nevriti
- ansia/stress
- diabete
- epilessia
- tumori
- dermatiti
- problemi al tratto gastrointestinale
- osteoporosi
- malattie autoimmunitarie
Come viene somministrato il CBD
Va detto innanzitutto che il CBD viene somministrato o sotto forma di pastiglie (ma in questo caso il dosaggio è più complicato) o di olio (che permette un dosaggio preciso per il paziente). La quantità infatti varia a seconda dei casi e della risposta del soggetto.
I casi clinici più eclatanti
L'avventura con il CBD per la veterinaria Battaglia è nata con il suo cane che, come racconta lei stessa, dopo 4 giorni di terapia mostrava già evidenti miglioramenti: “Vedere un cane 17enne che si comporta come se avesse 5/6 anni in meno, ti apre il cuore e tutti devono stare bene così”.
L'RSO e il caso di Zanza, destinato all'eutanasia
C'è poi il caso di Zanza, uno Shih Tzu di 14 anni che ha assunto l'RSO per dolori alla schiena e per un tumore ad una ghiandola surrenale che non si poteva operare e che, fino a poco tempo fa, non riusciva a muoversi e soffriva e non rispondeva alla cure tradizionali. Nel caso di Zanza addirittura un'oncologa che lo aveva visitato si era mostrata negativa rispetto alla possibilità di miglioramenti al punto da portare i proprietari del cane a pensare di sopprimerlo perché soffriva troppo. La dottoressa Battaglia ho così deciso di optare per l'RSO e, appena un mese dopo l'inizio della terapia, il tumore del paziente si era ridotto: “La sua vita, oggi, è come quella di un cane sano” spiega la veterinaria. L'RSO, a differenza del CBD, è un olio che contiene anche THC.