Cancro alla vescica, test rivoluzionario lo ‘vede’ dalle urine: in Italia 30mila casi all’anno
Creato in laboratorio un rivoluzionario test per le urine in grado diagnosticare il cancro della vescica, una neoplasia che in Italia colpisce poco meno di 30mila persone ogni anno, con un'incidenza quattro volte superiore negli uomini. Si tratta di un esame – al momento ancora in fase sperimentale – estremamente più sensibile di quelli attualmente in uso; non a caso il metodo diagnostico per eccellenza, ad oggi, resta la cistoscopia, una procedura invasiva per visualizzare la vescica e prelevare campioni di tessuto da analizzare.
Ricerca americana. A mettere a punto il nuovo test è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati dello Stanford Cancer Institute e di vari dipartimenti dell'Università di Stanford, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Medicina dell'Università di Washington. Gli scienziati, coordinati dai professori Ash Alizadeh e Maximilian Diehn, docenti di Radioterapia Oncologica, ne hanno comprovato l'efficacia coinvolgendo nella sperimentazione 67 adulti sani e 118 pazienti con carcinoma uroteliale (o cancro della vescica) allo stadio iniziale.
Il test delle urine. L'esame creato dagli scienziati si basa sulla ‘caccia' ai frammenti di DNA delle cellule tumorali che entrano in contatto con l'urina e si disperdono all'interno di essa. Nello specifico, va alla ricerca di sei mutazioni intimamente connesse con la neoplasia. La procedura si basa sulla tecnica chiamata CAPP-Seq (cancer personalized profiling by deep sequencing) che Alizadeh e Diehn avevano già messo a punto per rintracciare tumori dalle analisi del sangue. Il test ha rilevato il cancro alla vescica allo stadio iniziale con una precisione dell'83 percento dei casi, un enorme balzo in avanti rispetto agli attuali test citologici che arrivano ad appena al 14 percento.
Efficace con le recidive. Un'altra caratteristica di notevole interesse risiede nel fatto che il test riesce a rilevare una recidiva con circa 3 mesi di anticipo rispetto alla cistoscopia, oltre che col doppio della sensibilità. Al momento si tratta ancora di un esame sperimentale, ma visti i risultati ottenuti potrebbe presto essere esportato in ambito clinico. Del resto secondo gli autori della ricerca i fluidi corporei potrebbero diventare delle ottime basi per rilevare diverse tipologie di cancro: “la saliva per il cancro orale, il liquido cerebrospinale per i tumori neurologici e l'espettorato per il cancro del polmone”, ha dichiarato il professor Diehn. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Cancer Discovery.