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Cancro al seno, le statine frenano la proliferazione delle metastasi: nuove conferme

Ricercatori dell’Università di Pittsburgh hanno dimostrato che le statine, noti farmaci anticolesterolo, riescono a frenare la crescita delle metastasi del cancro al seno. I test di laboratorio sono stati eseguiti su cellule in coltura e topi colpiti da carcinoma mammario con metastasi ai polmoni e al fegato.
A cura di Andrea Centini
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Le statine, noti farmaci anticolesterolo, possono ostacolare la proliferazione delle metastasi del cancro al seno, riducendone significativamente la letalità. Lo ha dimostrato un team di ricerca guidato da studiosi del Cancer Institute dell'Università di Pittsburgh, confermando i risultati ottenuti da precedenti indagini. Gli scienziati, coordinati dal professor Alan Wells, docente presso il Dipartimento di Patologia dell'ateneo statunitense, hanno determinato l'efficacia delle statine testandole in laboratorio su due linee cellulari di cancro al seno.

Oltre che su vari modelli di colture cellulari in provetta 2D e 3D, gli scienziati hanno sperimentato le statine anche su topi colpiti spontaneamente da carcinoma mammario metastatico, nei quali le metastasi erano diffuse a livello polmonare ed epatico. Wells e colleghi hanno rilevato che questi farmaci erano in grado di influenzare direttamente la proliferazione delle cellule “impazzite” del cancro al seno, in particolar modo nel sito metastatico. Nello specifico, la molecola risultata efficace è stata l'atorvastatina, che ha dimostrato i suoi effetti positivi in tutti i modelli testati. Il farmaco non solo ha soppresso la proliferazione delle cellule metastatiche, ma è riuscito persino a bloccare la comparsa di quelle definite dormienti, quelle che possono "riaccendere" la malattia anche anni dopo la fine dei trattamenti. Nei topi malati le statine hanno ridotto significativamente la proliferazione delle cellule metastatiche, ma non quelle primarie.

Come indicato, non è la prima volta che questa classe di farmaci dimostra la sua notevole efficacia nel contrastare le metastasi. Ricercatori dell'Università Trieste guidati dal professor Giannino del Sal, responsabile del Laboratorio di oncologia molecolare del Laboratorio Nazionale CIB, hanno scoperto che una proteina chiamata p53, un oncosoppressore, quando è mutata invece di bloccare il cancro favorisce la crescita e la proliferazione delle metastasi. Per rendersi pericolosa, tuttavia, ha bisogno di una certa rigidità e tensione del tessuto tumorale, caratteristiche influenzate dalla via metabolica del colesterolo. È proprio per questa ragione che le statine riescono ad essere efficaci contro il cancro, andando a interferire con i meccanismi che ne catalizzano l'aggressività.

I risultati ottenuti dai ricercatori dell'Università di Pittsburgh confermano l'efficacia di questi farmaci contro le neoplasie, dunque potrebbero diventare preziosi alleati come terapia adiuvante in associazione ai chemioterapici. Naturalmente sarà necessario dimostrare i medesimi risultati durante i test clinici. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica British Journal of Cancer.

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