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Cambiamenti climatici nel Mediterraneo, situazione peggiore del previsto: primo studio

La situazione nel Bacino del Mediterraneo è peggiore del previsto, il primo studio sulle reali conseguenze dei cambiamenti climatici mostra cosa dobbiamo realmente aspettarci per il futuro prossimo e come la nostra vita sarà messa a dura prova se non si deciderà di intervenire drasticamente una volta per tutte.
A cura di Zeina Ayache
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Il primo studio sulle reali conseguenze dei cambiamenti climatici nel Bacino del Mediterraneo svela che la situazione è peggiore del previsto e mostra quali saranno le conseguenze del riscaldamento globale. La pubblicazione della School of Law at City University di Hong Kong, intitolata “Climate change and interconnected risks to sustainable development in the Mediterranean”, è disponibile nella rivista Nature Climate Change, ma vediamo cosa dobbiamo aspettarci.

Il primo studio realistico. I ricercatori della School of Law at City University di Hong Kong spiegano che fino ad oggi ciò che sapevamo sulle reali conseguenze dei cambiamenti climatici nel Bacino del Mediterraneo è errato: i dati riguardanti cinque diverse categorie sono sempre stati presi e analizzati singolarmente portando gli esperti a definire una situazione che in realtà è molto più grave di quanto pensassimo. Come spiega Michael Tsimplis, ricercatore, “questo studio suggerische che i rischi conseguenti i cambiamenti climatici nel Mediterraneo sono stati sotto stimati perché ognuno è stato esaminato indipendentemente. Ma in realtà, sono connessi tra loro e interagiscono con i problemi economici e sociali che peggiorano la situazione. Per questo devono essere considerati insieme”. Vediamo nel dettaglio cosa dobbiamo aspettarci.

Cosa dobbiamo aspettarci. Prima parlavamo di cinque diverse categorie prese in analisi per considerare le conseguenze dei cambiamenti climatici, queste sono: le risorse idriche, gli ecosistemi, la sicurezza alimentare, la salute e la sicurezza delle persone. Attualmente nella nostra regione le temperature sono aumentate di 1,4 gradi rispetto all'era preindustriale, cioè 0,4 gradi in più rispetto alla media globale che si traduce in una diminuzione delle precipitazioni estive tra il 10 e il 30% e quindi in carenza idrica e minor produttività agricola. Se a questi dati aggiungiamo una crescita della popolazione del 22-74%, alla quale aggiungere lo sviluppo del turismo e le nuove industrie, è evidente che le probabilità di un maggior inquinamento delle acque aumentino, così come son destinate ad aumentare le richieste di irrigazione. Parlando di acidificazione delle acque marine, le crescenti ondate di calore, unità alla siccità e ad un uso diverso del suolo, risulta evidente il rischio per la biodiversità e la pesce nei nostri ecosistemi naturali. Passiamo poi alla salute pubblica, questa è influenzata da ondate di calore, inquinamento che porta a malattie cardiovascolari e respiratore, aumento della diffusione di zanzare portatrici di malattie come Virus del Nilo Occidentale, Dengue e Chikungunya. E non dimentichiamo che nei paesi politicamente instabili, il cambiamento ambientale porta a maggiori rischi socio-econimici con conseguenti carestie, migrazioni e conflitti: la nostra sicurezza è dunque minacciata. Per non parlare dell'innalzamento del livello del mare che rappresenta un pericolo reale per coloro che vivono in zone costiere.

Conclusioni. Insomma, non per fare gli allarmisti, ma questo studio sembrerebbe dimostrare che, anche a voler essere ottimisti, la situazione è piuttosto grave e urge davvero attivarsi per invertire la piega che stiamo prendendo.

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