Calcoli renali, le variabili della recidività
Non finisce tutto con il dolore, perché dopo arriva la paura. Chi ha sofferto di calcoli renali lascia nella propria memoria il ricordo di un dolore inatteso, che per molti rappresenta il patimento fisico più forte mai provato. Questa condizione di ansia può rovinare momenti importanti della propria vita, ragion per cui ci si chiede spesso se sia possibile capire quando ci sia una certa recidività alla formazione dei calcoli tra l'uretra ed i reni. Un interrogativo che potrebbe interessare almeno un italiano su dieci, che è appunto la percentuale di concittadini che almeno una volta nella propria vita hanno sofferto di calcoli renali.
Gli studiosi della Mayo Clinic Urology Research Center a Rochester, Stati Uniti, hanno individuato quei fattori che determinano maggiori possibilità di recidività. I ricercatori, come rivelato dall'American Society of Nephrology, hanno esaminato i dati di 22.000 persone che almeno una volta hanno sofferto di calcoli dal 1984 al 2003. Alcune delle variabili emerse erano note, altre no e, messe insieme in un test di undici domande da sottoporre agli interessati, è possibile calcolare il rischio di recidività. Le persone maggiormente soggette al ripetersi del doloroso evento sono, ad esempio, maschi, giovani, con una storia familiare di calcoli e che, nel precedente episodio, non hanno individuato la fuoriuscita del "sassolino".
Constatare che si è sottoposti al pericolo di un nuovo calcolo renale non vorrà dire, ovviamente, attendere l'ineluttabile dolore, ma poter intervenire in tempo conducendo uno stile di vita sano. Soprattutto a tavola, evitando eccessi di sale e zucchero e le proteine della carne. Tanta acqua diluisce le urine e scongiura la formazione dei calcoli, così come mangiare vegetali.