Boom di decessi per overdose dall’inizio della pandemia: negli USA 20mila morti in tre mesi
Alla data odierna, sabato 24 ottobre, sulla base della mappa interattiva messa a punto dall'Università Johns Hopkins il coronavirus SARS-CoV-2 ha contagiato circa 42 milioni di persone e ne ha uccise 1,15 milioni in tutto il mondo. Numeri impressionati destinati a crescere ancora nei prossimi mesi, fin quando non avremo un vaccino sicuro ed efficace, in grado di frenare la diffusione del patogeno emerso in Cina. L'emergenza sanitaria, tuttavia, non è legata alle sole conseguenze della malattia infettiva, ma anche all'impatto psicologico scaturito dalle misure per contenerla – come il famigerato lockdown -, che hanno causato una vera e propria ondata di disagio mentale, tra stress alle stelle, ansia e sintomi depressivi. Questi malesseri hanno conseguenze drammatiche soprattutto per le persone più fragili, come mostra il boom di decessi per overdose registrato negli Stati Uniti nei primi tre mesi del 2020: tra gennaio e marzo, il mese in cui sono iniziati i primi blocchi alle libertà personali, c'è stata un'impennata del 16 percento dei morti per abuso di sostanze stupefacenti rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente.
I dati diffusi dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC – Centers for Disease Control and Prevention) riportano che sono morte per overdose di droga ben 19.416 persone nel primo trimestre dell'anno, contro le 16.682 dello stesso periodo del 2019. Come specificato dagli esperti, il boom di vittime per overdose all'inizio del nuovo anno è in parte uno strascico dei dati drammatici registrati nel 2019, tra i peggiori in assoluto in termini di mortalità per questa causa. Basti pensare che secondo i dati del National Center for Health Statistics, tra marzo 2019 e marzo 2020 negli USA sono morte ben 75.500 persone per overdose. Una vera e propria ecatombe, provocata principalmente da oppiodi come il “micidiale” fentanyl (o fentanil), un analgesico sintetico cento volte più potente della morfina.
L'abuso di droghe ha avuto comunque una brusca impennata durante la pandemia, a causa degli enormi disagi provocati dalla stessa, sia direttamente che indirettamente. La paura del contagio, la distanza dalle persone care e la solitudine per via del lockdown, l'impossibilità di seguire le terapie di supporto per la tossicodipendenza, la perdita del lavoro e i gravi disagi economici scaturiti, sono solo alcuni dei fattori che hanno fatto ripiombare moltissime persone nell'abuso di droghe e alcol. In molti hanno iniziato a far uso di sostanze stupefacenti spinti proprio dal crollo emotivo dovuto alla pandemia. Secondo un recente sondaggio promosso dai CDC, come riporta JAMA Network, il 13 percento degli adulti americani intervistati ha dichiarato alla fine di giugno di aver iniziato o aumentato l'uso di sostanze “per far fronte allo stress o alle emozioni legate alla pandemia”. Tra le fasce di popolazione più a rischio i giovani tra i 18 e i 24 anni, chi si prendeva cura di adulti in difficoltà senza ricevere un compenso e i lavoratori impiegati nei settori dei beni essenziali (che non hanno chiuso durante il lockdown).
I programmi di riabilitazione che aiutano a disintossicarsi dalla droga e da altre sostanze o abitudini, inoltre, sono stati costretti a chiudere o a limitare le attività in diversi Stati americani, lasciando senza difese tantissime persone in difficoltà. Molte sono state sopraffatte dall'ondata di emozioni negative e hanno abusato di droga fino a morirne. “Le persone con disturbo da uso di sostanze fanno molto affidamento sul contatto umano, sui supporti emotivi che le aiutano a non usarle”, ha dichiarato la dottoressa Elinore McCance-Katz, assistente segretario presso la Health and Human Services for Mental Health and Substance Use. “Quando sei isolato a casa tua, quando hai perso il lavoro e non puoi lavorare, quando il tuo reddito è diminuito, non hai molto altro da fare che tornare a quello che avresti potuto fare prima. Sappiamo che le persone ci stanno ricadendo”, ha dichiarato la scienziata. L'agenzia Substance Abuse and Mental Health Services Administration (SAMHSA) sta ricevendo rapporti sempre più preoccupanti sull'abuso di droghe, pertanto gli esperti sottolineano che si deve fare affidamento anche alle risorse online per raggiungere le persone in difficoltà. In molte, purtroppo, come dimostrano dai CDC si lasciano andare fino a morire.